Dischi Dal Vivo, “Nuovi E Vecchi”, Più O Meno Ufficiali! Parte 1: Neil Young, Rick Derringer, Stevie Nicks, Lucinda Williams, Howard Wales & Jerry Garcia, Copperhead, Cold Blood, Steve Miller

neil young in a rusted

Sul Blog ho parlato spesso di questi live, più o meno ufficiali (direi meno), quasi sempre incisi bene, tratti da broadcast radiofonici e pubblicati da varie etichette “misteriose”. Li ho recensiti sia in breve, nella rubrica delle anticipazioni discografiche, sia per esteso, ad esempio, recentemente, quelli di Steve Miller http://discoclub.myblog.it/2015/04/11/stadium-rock-depoca-steve-miller-giants-stadium-east-rutherford-n-j-25-06-78/, James Taylor http://discoclub.myblog.it/2014/10/18/vecchi-buoni-james-taylor-feel-the-moonshine-georgia-on-my-mind/, Bonnie Raitt http://discoclub.myblog.it/2015/01/13/i-primi-passi-bonnie-raitt-under-the-falling-sky/, tanto per citarne alcuni, ma nel Blog ne trovate molti altri. Purtroppo spesso manca il tempo per parlare di tutti, almeno i più interessanti, quindi, a cominciare da oggi, vi segnalo, in breve e divisa in più parti, una consistente serie di questi concerti dal vivo.

Partiamo con Neil Young & Crazy Horse In A Rusted Out Garage Tour ’86, lo vedete effigiato sopra, etichetta Air Cuts, qualità sonora tra il discreto e il buono, però gran concerto, Live at “Cow Palace”, San Francisco (CA), 21/11/1986, trasmesso dalla radio FM americana; occhio perché circola anche con altri titoli, comunque sempre di non facilissima reperibilità.

rick derringer at the whisky a go-go

Stessa etichetta anche per Rick Derringer Live At The Whisky A Go Go, February 18, 1977, è lo stesso anno del Derrringer Live, il buon Rick apriva per i Led Zeppelin nel loro ultimo tour americano ed era in gran forma come dimostra questo brano https://www.youtube.com/watch?v=GxS-yKBioJ8. Qualità sonora del broadcast decisamente buona.

stevie nicks the summit

Ancora Air Cuts anche per questo Stevie Nicks The Summit, Houston, Texas, October 6th 1989 trasmesso dalla KSAN-FM Radio. Qulaità sonora buona, ma è il sound anni ’80, tipico del periodo, che è “orrido”.

lucinda williams live on texas music

Qui siamo proprio all’inizio della carriera di Lucinda Williams Live On Texas Music Austin, TX, 4th October 1981, la vede nelle vesti della folksinger dei primi tempi, anche se in alcuni brani è accompagnata dal trio di Austin Uncle Walt, mai sentiti ad onor del vero. Qualità sonora discreta, etichetta sempre Air Cuts, tratta da una famosa trasmissione texana che credo sopravviva tuttora in versione televisiva.

howard wales and friends

Questo è un doppio CD, uscito già da qualche mese per la Echoes, qualità sonora eccellente, da avere assolutamente, attribuito a Howard Wales And Friends With Jerry Garcia Symphony Hall, Boston 26th January 1972, nel tour per promuovere l’album Hooterholl http://discoclub.myblog.it/2010/11/15/il-primo-disco-da-solista-di-jerry-garcia-con-howard-wales-h/, oltre a Jerry Garcia, chitarra e voce e Howard Wales, tastiere e voce, c’erano Roger Troy degli Electric Flag al basso e Jim Vincent degli H.P. Lovecraft alla chitarra, Jerry Love alla batteria https://www.youtube.com/watch?v=-2–JM8Ckyc. 

coppehead live at winterland 1973

Raro concerto dal vivo, Live At Winterland, September 1st 1973, nel caso in questione su etichetta Keyhole, pubblicato su CD da un annetto e relativo al quartetto che Cipollina formò nel 1973 dopo avere lasciato i Quicksilver: questa è la formazione della band, attiva solo quell’anno, John Cipollina – lead guitar; Gary Philippet – vocals, guitar, organ; Jim McPherson – vocals, bass, piano; David Weber – drums. Il set, durata poco meno di un’ora, nove brani in tutto, viene dagli archivi di Bill Graham, e quindi la qualità sonora è ottima, con la chitarra di John Cipollina in grande evidenza https://www.youtube.com/watch?v=Qx2ONAJQIjM, il gruppo era superiore come caratura alla relativa “oscurità” che ha avuto a livello discografico grazie all’unico disco pubblicato per la Columbia nella primavera del ’73.

cold blood live at the fillmore west

Altro piccolo pezzo di storia riportato in questo CD, edito ancora dalla Keyhole nel luglio del 2014, riguarda un’altra band della Bay Area, attiva già dal 1969, i Cold Blood, formazione  che venne consigliata al solito Bill Graham da Janis Joplin. Si trattava di un ensemble di nove elementi, con fiati, che mescolava il classico sound acido della West Coast, con funky, blues, molto soul e jazz, tanto da essere considerati uno dei primi gruppi di quel genere che poi sarebbe stato definito blue-eyed soul, ma di quello bello tosto. Il leader e fondatore della band era il chitarrista Larry Field, ma la stella era Lydia Pense, una cantante jopliniana dalla notevole estensione vocale, ideale per il suono ibrido del gruppo: anche questo CD  Live at the Fillmore West 30th June 1971, viene dagli archivi dell’impresario americano e ha circolato in passato come bootleg, pur con qualità sonora sempre eccellente. Se amate la Joplin qui c’è trippa per gatti! Questo è il concerto del giorno prima…

Domani proseguiamo con altri album, lo Steve Miller nel titolo del Post è quello che trovate linkato all’inizio.

Bruno Conti

Ebbene Sì, E’ La Figlia, Anche Se Il Babbo E’ Un’Altra Cosa! Lilly Hiatt – Royal Blue

lilly hiatt royal blue

Lilly Hiatt – Royal Blue – Normaltown Records

Cosa dobbiamo aspettarci da una figlia d’arte di cotanto padre? Non la versione femminile di John Hiatt, e sarebbe difficile e scorretto pensare che potrebbe diventarlo (ma un pensierino possiamo pur sempre farlo)! Giunta al secondo album, Lilly Hiatt si affida per questo CD alla produzione di Adam Landry, quello del recente album dei Diamond Rugs, ma anche di Deer Tick, Hollis Brown e Sallie Ford, che la allontana dal sound più roots-country-rock del precedente produttore Doug Lancio, per un suono più contemporaneo, pop e mainstream, dove forse non risaltano troppo quelle che vengono presentate da Lilly come le sue principali influenze ( babbo a parte, ovviamente qualche aria di famiglia c’è), Lucinda Williams e Dinosaur Jr (?!)., o meglio qualche grado di parentela, l’essere anime gemelle, con Lucinda si può riscontrare, magari anche con la Rosanne Cash più leggera, ma per il resto direi che siamo più sul lato contemporary pop di Nashville, tipo Bangles, Cardigans, a tratti anche Aimee Mann, tutti in trasferta nella capitale del Tennessee.

Il country c’è, anche grazie alla pedal steel spesso presente di Luke Schneider, per esempio nella deliziosa Jesus Would’ve Let Me Pick The Restaurant, che si candida come uno dei titoli più originali, ironici e femministi dell’anno, altrove la solista più lavorata e noisy di Beth Finney, già presente nel precedente lavoro Let Down, ed il muro di tastiere, anche molti synth, suonati da Adam Landry, come in Heart Attack  e nell’iniziale Far Away, evocano un suono anni ’80, tipo quello di Echo & The Bunnymen, o anche dei primi Til Tuesday di Aimee Mann https://www.youtube.com/watch?v=HWLJMlOYpAQ . Landry ha anche un po’ nascosto nel mix la voce, piacevole ma non memorabile di Lilly, e quindi lo spirito rock delle canzoni ogni tanto fatica ad emergere, ma in Off Track dove pedal steel e solista si confrontano con successo, la bilancia è più equilibrata https://www.youtube.com/watch?v=AK8Tk_LUNCw , anche se le solite tastiere sono fin troppo soffocanti, con quella patina radiofonica che si spera potrà portarla al successo, formula che viene ripetuta anche nella successiva Too Bad, mentre Get This Right è più energica e suona come una sorta di Lucinda Williams indie pop, con le chitarre più grintose e anche la sezione ritmica ci dà dentro di gusto, il babbo dovrebbe approvare https://www.youtube.com/watch?v=bnqfne5gh20 . Papà che viene evocato nella più delicata, ancorché sempre grintosa, Somebody’s Daughter, sia a livello musicale che di testi, la voce di Carey Kotsionis appoggia e sostiene quella di Lilly e la pedal steel è la protagonista assoluta della tessitura musicale, con la voce che ha quel giusto mix di vulnerabilità e confidenza, presente anche nella citata Jesus Would’ve Let Me Pick The Restaurant.

Diciamo che sentite a volumi adeguati le canzoni acquistano grinta e spessore, non tutte, Heart Attack continua a ricordarmi più i Quarterflash che Tom Petty https://www.youtube.com/watch?v=YE-ODQQci2g , mentre una ballatona come Your Choice, solo voce, chitarra acustica e tastiere potrebbe vagamente ricordare Natalie Merchant, ma vagamente https://www.youtube.com/watch?v=0dSxuFaZIzQ . Machine potrebbe passare per uno dei brani che Carlene Carter faceva negli anni ’80, quando era la moglie di Nick Lowe e nei suoi dischi suonavano i Rockpile e i Rumour, cioè un bell’esempio di country’n’roll, con chitarre spiegate e la voce finalmente pimpante https://www.youtube.com/watch?v=kyVOYWvE3JE , ma Don’t Do These Things Anymore, al di là delle chitarre molto “lavorate” ha troppo un’aria synth pop irrisolta, meglio la country ballad conclusiva Royal Blue, un valzerone melodico e delicato, degno dei brani lenti ed intensi che l’augusto genitore ci regala spesso e volentieri, e che in questo caso Lilly è in grado di rivedere da un punto di vista femminile https://www.youtube.com/watch?v=74kv-BxP0cM . La stoffa c’è, qualche canzone pure, proviamo magari un terzo produttore ed avremo la nuova Jenny Lewis o un’altra Brandi Carlile? E in ogni caso, rispetto a gran parte di quello che si ascolta in radio o si vede nelle classifiche, non dico che siamo a livelli sublimi, ma per fortuna siamo su un altro pianeta. Certo non è facile, il cognome ti apre qualche porta https://www.youtube.com/watch?v=aTxjXZtf-nw ma poi, come dice Teddy Thompson nella bella e sincera Family, che dà il titolo al disco della famiglia Thompson riunita: “My father is one of the greats to ever step on a stage/ My mother has the most beautiful voice in the world…And I am the middle child, the boy with red hair and no smile/ Not too secure, very unsure who to be”, si può applicare anche a Lilly Hiatt e a tutti i figli d’arte sparsi per il mondo.

Bruno Conti    

La Classe Non E’ Acqua, 2! Robben Ford – Into The Sun

robben ford into the sun

Robben Ford – Into The Sun – Mascot/Provogue 31-03-2015

Se vi chiedete il perché del 2 nel titolo, data per scontata la classe di Robben Ford, è semplicemente perché avevo già usato lo stesso titolo, un paio di anni fa, per la recensione di Memphis di Boz Scaggs (a proposito, a fine mese esce il nuovo album, A Fool To Care, che si annuncia eccellente, con Bonnie Raitt e Lucinda Williams). Ma veniamo all’anteprima di questo Into The Sun, anche lui in uscita il 31 marzo. Tra l’altro ho realizzato un’intervista con Robben, che dovreste leggere sul numero di aprile del Buscadero.

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Sinceramente ho perso il conto del numero dei dischi dell’artista californiano, ma credo che tra album a nome suo, con i fratelli e collaborazioni varie con altri musicisti e gruppi, gli album dove appare il nome di Robben Ford (non come ospite), superino abbondantemente le trentacinque unità. Quello che è certo è che gli ultimi tre sono usciti per la Mascot/Provogue, questo Into The Sun incluso, e secondo la critica, almeno nei due precedenti, si era segnalato un certo ritorno di Robben verso le sue radici più blues http://discoclub.myblog.it/2014/01/30/ecco-giorno-nashville-lo-scorso-anno-robben-ford-esce-il-4-febbraio/. A giudicare dai primi ascolti del nuovo album (effettuati in streaming parecchie settimane prima dell’uscita e senza molte informazioni a disposizione sui musicisti coinvolti, ospiti a parte) mi sembra che invece in questa occasione si sia optato per un tipo di suono più eclettico e variegato, magari a tratti un filo più leccato, che è da sempre la critica che gli fanno i suoi detrattori, grande tecnica e bravura infinita, ma un suono fin troppo algido e preciso a momenti. Ford, nella presentazione del disco, ha parlato di un disco solare (vedi titolo) e positivo, molto ritmato e diversificato negli stili usati, spingendosi a dichiarare che si tratta di uno dei suoi migliori in assoluto (ma avete mai sentito un artista dire, “sì in effetti l’album è bruttino, potevo fare meglio”?).

Undici brani in tutto, cinque dove appaiono ospiti molto diversi tra loro, quattro scritti in collaborazione con un certo Kyle Swan, musicista, vocalist e polistrumentista dall’approccio particolare, di cui fino a questo album ignoravo l’esistenza, diciamo un tipo “strano” https://www.youtube.com/watch?v=31FenhgSS3M . Comunque non mi sembra che l’influenza di Swan sia molto marcata, e in ogni caso per uno che ha suonato con Joni Mitchell e Miles Davis nulla di nuovo! L’ingegnere del suono al solito è Niko Bolas, collaboratore di lunga data di Robben Ford, che rende il tutto nitido e ben calibrato (ma sempre dall’intervista ho ricavato che il produttore è tale Kozmo Flow ?!?), per i musicisti che suonano azzardo la presenza della sua ultima sezione ritmica, Wes Little, il batterista e Brian Allen, il bassista, anche in A Day In Nashville e Jim Cox alle tastiere. Il risultato sonoro, come si diceva, è più eclettico del solito, Rose Of Sharon, tra acustico ed elettrico, ad occhio (e a orecchio) sembra una di queste collaborazioni con Swan, molto raffinata e ricercata, con lo spirito jazz-blues della chitarra di Ford che cerca di inserirsi in melodie più complesse (ma nell’intervista mi ha detto che Swan non c’entra nulla). Ma Day Of The Planets ha  questo annunciato sound molto solare ed immediato, tocchi soul, una ritmica esuberante e le tastiere che colorano il solito lavoro magistrale della solista di Robben, dal suono inconfondibile, più misurato rispetto ad altre occasioni. Howlin’ At The Moon, con la presenza di alcune voci femminili di supporto, ha un suono decisamente più rock-blues e carnale con la chitarra che fa sentire una presenza più decisa, ben supportata dall’eccellente lavoro di sezione ritmica e tastiere, oltre ad una ottima interpretazione vocale; molto piacevole anche l’incalzante Rainbow Cover, con le cristalline evoluzioni della solista di Robben inserite in una canzone di impronta decisamente pop-rock, ma di classe.

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La voce maschia di Keb’ Mo’ ben si accoppia con quella di Robben Ford, in un duetto gospel-blues, Justified https://www.youtube.com/watch?v=YisOj_37zUw , dove si apprezza anche la sacred steel del bravissimo Robert Randolph, il piano honky-tonk di Jim Cox, il tutto coronato da un classico assolo di Ford. ZZ Ward è una giovane cantante americana, di recente opening act anche per Eric Clapton, fautrice di un blues-rock leggero, forse più blue-eyed soul https://www.youtube.com/watch?v=4zzeoEjh_ig  che ben si sposa con le sonorità sempre raffinate della chitarra di Robben, che donano una magica aura sospesa e sognante a una notevole Breath Of Me, mentre per High Heels And Throwing Things, un duetto con Warren Haynes, il suono si fa decisamente più maschio e vibrante https://www.youtube.com/watch?v=89wEudH-AMQ , un funky-rock gagliardo dove la slide guizzante del musicista dei Gov’t Mule ben si sposa con la solista del titolare, in una continua alternanza di licks. Cause Of War è un altro bel pezzo, energico e dalla struttura decisamente rock-blues, con un torrido riff di chitarra e un sound tirato inconsueto per Ford, mentre la successiva e complessa So Long 4 You rimane in questo spirito chitarristico presentando un duetto con il maestro della slide Sonny Landreth, in gran spolvero. Ci avviciniamo alla conclusione, prima con una Same Train che anche grazie alla presenza di una armonica (non so chi la suona) alza la quota blues di un album che cresce con il passare dei brani anche grazie al solismo sempre diversificato di Ford, poi con Stone Cold In Heaven, che vede la presenza di Tyler Bryant, leader e solista degli Shakedown, uno dei nomi emergenti del nuovo rock americano http://discoclub.myblog.it/2013/01/19/una-curiosa-coincidenza-tyler-bryant-the-shakedown-wild-chil/ , che imbastisce un bel duetto a colpi di solista con Robben. Forse aveva ragione lui, in effetti sembra uno dei suoi migliori dischi di sempre.

Bruno Conti

 

I Migliori Dischi Del 2014: Una Postilla. Buscadero E Addetti(O) Al Lavoro

buscader gennaio2015

Visto che ci scrivo mi sembra doveroso aggiungere alle liste dei migliori dischi del 2014 anche quella pubblicata sul numero di Gennaio del Buscadero. La mia personale l’avete già letta un mesetto fa, questa è quella che risulta dai voti dei redattori:

DISCO DELL’ANNO:

lucinda williams down where

LUCINDA WILLIAMS – Down Where The Spirit Meets The Bone
(20 voti)

jackson browne standing in the breach

JACKSON BROWNE – Standing In The Breach (12 voti)

leonard cohen popular problems front

LEONARD COHEN – Popular Problems (10 voti)

johne mellencamp plain spoken

JOHN MELLENCAMP – Plain Spoken (9 voti)

john hiatt terms of my surrender

JOHN HIATT – Terms of My Surrender (9 voti)

JOE HENRY – Invisible Hour (8 voti)

ROSANNE CASH – The River & The Thread (7 voti)

BOB SEGER – Ride Out (7 voti)

DAVID CROSBY – Croz (7 voti)

BOB DYLAN & THE BAND – Basement Tapes Complete (7 voti)

ERIC CLAPTON & Friends – The Breeze (7 voti)

W. JOHNSON & R. DALTREY – Going Back Home (7 voti)

ROBERT PLANT – Lullaby And …..The Ceaseless Roar (7 voti)

Come vedete molte delle scelte coincidono con quelle del Blog, come postilla della postilla vi propongo un punto di vista differente, ossia le scelte di un addetto ai lavori, Claudio Magnani della Universal, naturalmente in versione Deluxe potenziata (essendo nel campo discografico)  e personalizzata, con tanto di countdown, rispetto a quella apparsa sul Buscadero:

2014:

joe henry invisible hour

15. JOE HENRY / INVISIBLE HOUR

frazey ford indian ocean

Molto bello, concordo…

14. FRAZEY FORD / INDIAN OCEAN

sam amidon lily-o

13. SAM AMIDON / LILY-O Anche questo è un bel disco https://www.youtube.com/watch?v=Fw2X9dMtDmc

over the rhine blood oranges

12.OVER THE RHINE / BLOOD ORANGES IN THE SNOW “Natalizio”, ma come quello dei Blue Rodeo, per tutte le stagioni https://www.youtube.com/watch?v=s7SkZ2FBeAY

11. DELINES / COLFAX

tinariwen inside

10. TINARIWEN / INSIDE-OUTSIDE

peter rowan dharma blues

9. PETER ROWAN / DHARMA BLUES  https://www.youtube.com/watch?v=IWIszSa5fA8

8. SUN KILL MOON / BENJI

7. HISS GOLDEN MESSENGER / LATENESS OF DANCERS

medeski scofield

6. MEDESKI SCOFIELD MARTIN WOOD / JUICE

5. BECK / MORNING PHASE

4. NATALIE MERCHANT

3. LUCINDA WILLIAMS / DOWN WHERE THE SPIRIT MEETS THE BONE

garrett lebeau rise

2. GARRETT LEBEAU / RISE TO THE GRIND Gioiello sopraffino. Red Young. Roscoe Beck. J.J. “two plates” Johnson. Notturno. Bluesy. Laidback. Minimale: dove gli altri aggiungono, Garrett Lebeau toglie…

*NDB Tutto vero, però il disco è del 2013 https://www.youtube.com/watch?v=Y2LNw4wo1W0

eric clapton & friends call me the breeze

1. ERIC CLAPTON & FRIENDS / THE BREEZE, A TRIBUTE TO J.J. CALE

 

ARCHIVES:

sun ra in the orbit

5. SUN RA AND HIS ARKESTRA / IN THE ORBIT OF RA

velvet underground the velvet underground

4. VELVET UNDERGROUND / VELVET UNDERGROUND (3)

3. BOB DYLAN / BASEMENT TAPES

2. ALLMAN BROTHERS BAND / THE 1971 FILLMORE EAST RECORDINGS

captain beefheart sun zoom spark

1. CAPTAIN BEEFHEART / SUN ZOOM SPARK  https://www.youtube.com/watch?v=ss0Vcb_4K6A

Ed una nuova sezione…

CLASSICI RIASCOLTATI AMPIAMENTE NEL 2014:

5. IAN DURY & THE BLOCKHEADS / MR. LOVE PANTS (1997)

4. RICKIE LEE JONES / IT’S LIKE THIS (2000)

3. PAOLO FRESU & URI CAINE / THINGS (2006)

2. FABRIZIO DE ANDRE’ / ANIME SALVE (1996)

1. DAVID SYLVIAN / DEAD BEES ON CAKE (1999)

Cool runnings…

Claudio

P.s. Sembra strano, ma lavora davvero per una casa discografica, ovviamente è inteso come un complimento e quindi anche qui troverete alcuni “suggerimenti” per scoprire altri dischi interessanti!

Bruno Conti

Anche Quest’Anno E’ Il Momento Del Meglio Del 2014 Secondo Disco Club. Iniziamo Con Quello Che Hanno Pensato Boss E Collaboratori

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Come vedete anche quest’anno siamo arrivati (a furia di pensare) alle classifiche sul meglio del 2014, addirittura con un giorno di ritardo sul canonico 8 dicembre che era il giorno in cui partivano gli anni scorsi una serie di Post sui Best dell’anno, che anche per l’anno in corso saranno molteplici e multiformi. Per iniziare, le liste del Blogger capo e dei collaboratori fissi, poi ho contattato alcuni musicisti e addetti del settore per avere il loro parere, con la massima libertà, su quello che gli è piaciuto, non necessariamente dischi e CD, ma eventualmente anche libri, concerti e altro: attendo notizie, ma qualcuno ha già risposto, quindi pubblicherò. E naturalmente non mancheranno le classifiche dalle varie riviste musicali e siti specializzati, soprattutto internazionali, mano a mano che si presenteranno e quando troverò il tempo per riversarle sul Blog, perché ovviamente recensioni e anticipazioni continueranno ad apparire in modo regolare (e come saprete prosegue anche la mia collaborazione con il Buscadero, che costa tempo e fatica). Quindi direi di partire con la prima lista (perché ce ne saranno altre complementari, è il vantaggio di essere il Boss di sé stessi), quella canonica che apparirà, più o meno in questa forma, un filo più breve. sul numero di gennaio del Busca. Così se qualcosa vi è sfuggito durante l’anno questa sorta di riepilogo potrebbe essere utile o incuriosirvi (tenendo conto che sfogliando il Blog a ritroso li ritrovate più o meno tutti, unendo l’utile al dilettevole)!

Best of 2014 in ordine sparso, come al solito:

lucinda williams down where

Lucinda Williams – Down Where The Spirits Meet The Bone

rosanne cash the river

Rosanne Cash – The River And The Thread

natalie merchant

Natalie Merchant – Natalie Merchant

jackson browne standing in the breachlooking into you

Jackson Browne – Standing In The Breach e Looking Into You – A Tribute to Jackson Browne

johne mellencamp plain spoken
John Mellencamp – Plain Spoken

joe bonamassa different shades
Joe Bonamassa – Different Shades Of Blue

john hiatt terms of my surrender

John Hiatt – Terms Of My Surrender

mary gauthier trouble

Mary Gauthier – Trouble And Love

dr. john ske-dat-de-dat the spirit of satch

Dr. John – Ske-dat-De-Dat The Spirit Of Satch

lost on the river new basement tapes

Lost On The River – The New Basement Tapes

 

Dischi Live

 

csny1974cover

CSN&Y – Live 1974

beth hart joe bonamassa live in amsterdam dvd

(DVD): Beth Hart & Joe Bonamassa – Live In Amsterdam

leonard cohen live in dublin cd+dvd front

CD+DVD Leonard Cohen – Live In Dublin

blackberry smoke leave a scar cd dvd

CD+DVD: Blackberry Smoke – Leave A Scar – Live North Carolina

DVD

musicares springsteen dvd

A Musicares Tribute To Bruce Springsteen

Ristampa dell’anno:

bob dylan basement tapes complete box

Bob Dylan – Bootleg Series 11 – The Complete Basement Tapes

led zeppelin iv remastered

Led Zeppelin vari nelle edizioni Deluxe

jimi hendrix zero

Libro: Jimi Hendrix – Zero. La Mia Storia

Film: Clint Eastwood – Jersey Boys

Tutti gli altri album interessanti del 2014 scelti dal sottoscritto (“italiani per caso” compresi) nelle prossime puntate.

Bruno Conti

Ecco quelle, molto abbondanti, dei due collaboratori fissi del Blog (chi saranno dei tre effigiati ad inizio Post? Rispetto della privacy, non si può dire)!

Best Of 2014 Part 2

Disco Dell’Anno

natalie merchant

Natalie Merchant – Natalie Merchant

Canzone Dell’Anno

ed harcourt time of dust

Ed Harcourt – The Saddest Orchestra (It Only Plays For You)

Cofanetto Dell’Anno

bruce cockburn rumours of glory

Bruce Cockburn – Rumours Of Glory

Ristampa Dell’Anno

ronnie lane ooh la la

Ronnie Lane And Slim Chance – Ooh La La: An Island Harvest

Tributo Dell’Anno

barb jungr hard rain

Barb Jungr – Hard Rain The Songs Of Bob Dylan & Leonard Cohen

Disco Rock

lucero live from atlanta

Lucero – Live From Atlanta

Disco Folk

bear's den islands

Bear’s Den – Islands

Disco Country

carlene carter carter girl

Carlene Carter – Carter Girl

Disco “Soul”

the delines colfax

The Delines – Colfax

Disco Blues

matt andersen weightless

Matt Andersen – Weightless

Disco Jazz

regina carter southern comfort

Regina Carter – Southern Comfort
*NDB Gran bel disco, questo era sfuggito nelle recensioni, magari lo recuperiamo visto che apparirà anche in altre liste!

Disco World Music

Goran Bregovic – Champagne For Gypsies

Disco Oldies

Neil Diamond – Hot August Night / NYC (Live From Madison Square Garden)

Disco Live

leonard cohen live in dublin cd+dvd box

Leonard Cohen – Live In Dublin

Disco Italiano

Giardini Di Mirò – Rapsodia Satanica

Colonna Sonora

Jimi: All Is By My Side

Dvd Musicale

dana fuchs songs from the road cd+dvd

Dana Fuchs – Songs From The Road *NDB Questo è già previsto nei prossimi giorni

 ALTRI (troppi!)

 joe henry invisble hour

Joe Henry – Invisible Hour

otis gibbs souvenirs

Otis Gibbs – Souvenirs Of A Misspent You

John Mellencamp – Plain Spoken

John Hiatt – Terms Of My Surrender

ben glover atlantic

Ben Glover – Atlantic

leonard cohen popular problems front

Leonard Cohen – Popular Problems

Sean Rowe – Madman

matthew ryan boxers

Matthew Ryan – Boxers

chuck ragan till midnight

Chuck Ragan – Till Midnight

nathaniel rateliff fallin faster

Nathaniel Rateliff – Falling Faster Than You Can Run

 lucinda williams down where

Lucinda Williams – Down Where The Spirit Meets The Bone

Rosanne Cash – The River And The Thread

Mary Gauthier – Trouble And Love

marianne faithfull give my love

Marianne Faithfull – Give My Love To London

Andrea Schroeder – Where The Wild Ocean End

Robyn Ludwick – Little Rain

Ashley Cleveland – Beauty In The Curve

ruthie foster promises of a brand new day

Ruthie Foster – Promise Of A Brand New Day

mary black down the crooked

Mary Black – Down The Crooked Road

etta britt etta does delbert

Etta Britt – Etta Does Delbert

 *NDB Anche gli ultimi due sono in arrivo prossimamente sul Blog.

the men they couldn't hang tales

The Men They Could’n Hang – Tales Of Love And Hate

runrig party on the moor

Runrig – Party On The Moor

Goats Don’t Shave – Songs From Eatth

Oysterband – Diamonds On The Water

Blue Rodeo – A Merrie Christmas To You

Band Of Horses – Acoustic At The Ryman

black sorrows certified blue

Black Sorrows – Certified Blue

whiskey myers early morning shakes

Whiskey Myers – Early Morning Shakes

war on drugs lost

The War On Drugs – Lost In The Dream

Needtobreathe – Rivers In The Wasteland

 Various Artists – Looking Into You: A Tribute To Jackson Browne

look again to the wind johnny cash bitter tears

Various Artists – Look Again To The Wind: Johnny Cash’s Bitter Tears Revisited

all my friends

Various Artists – All My Friends: Celebrating The Songs Of Gregg Allman

Various Artists – Lost In The River: The New Basement Tapers

art of mccartney 2 cd + dvd

Various Artists – The Art Of McCartney: The Songs Of Paul McCartney

Tino Montanari

 

Ed ecco anche la seconda lista (paventavo il peggio, come lunghezza) dal Piemonte.

 

BEST OF 2014 Part 3

lucinda williams down where

Disco dell’anno: LUCINDA WILLIAMS – Down Where The Spirit Meets The Bone (e se lo dico io che non sono mai stato tenero con Mrs. Lucinda…)

Gli altri della Top 10:  

LEONARD COHEN: Popular Problems

 LEONARD COHEN: Live In Dublin (è dagli anni 60/70, cioè quando i grandi facevano due, o anche tre, dischi all’anno che non si registrava una doppietta, il tutto a 80 anni suonati: chapeau!)

VV.AA: The Art Of McCartney

old crow medicine show remedy

OLD CROW MEDICINE SHOW: Remedy

 bob seger ride out

BOB SEGER: Ride Out

 neil young storytone

NEIL YOUNG: Storytone

 rodney crowell tarpaper sky

RODNEY CROWELL: Tarpaper Sky *NDB Anche per questo varrebbe la pena di un bel Post di recupero! L’interessato legga.

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CSN&Y: Live 1974

wilko johnson roger daltrey going back home deluxe 

ROGER DALTREY/WILKO JOHNSON: Going Back Home *NDB Ne è appena uscita l’edizione Deluxe ampliata in 2 CD…

 

Quelli che…per un pelo:

carlene carter carter girl

CARLENE CARTER: Carter Girl

 

ROSANNE CASH: The River & The Thread

 

JACKSON BROWNE: Standing In The Breach

 bob dylan basement tapes complete

La ristampa: BOB DYLAN & THE BAND: The Basement Tapes Complete (ristampa dell’anno? No, del secolo!)

 

DVD musicale:  VV.AA: Musicares Tribute To Bruce Springsteen

 counting crows somewhere

Canzone: Counting Crows: Palisades Park

                Bob Dylan: Sign On The Cross

 Concerto: John Fogerty: Milano

                 Cat Stevens: Milano

 La cover: Willie Nelson: Yesterday

bruce springsteen high hopes

La delusione: Bruce Springsteen: High Hopes (che se fosse un disco degli U2 avrei gridato al miracolo, ma qui stiamo parlando di uno che in passato ci ha regalato roba tipo Born To Run, Darkness On The Edge Of Town, The River…)

heart fanatic live

Piacere proibito: HEART – Fanatic Live At Colosseum

 led zeppelin houses of the holy remastered

Premio occasione perduta: le ristampe dei Led Zeppelin (ok, forse di vere e proprie canzoni inedite negli archivi non ce ne sono, ma allora perché non fare come nel primo disco, cioè inserire un CD con le stesse canzoni in versione dal vivo, invece di remix, backing tracks, ecc? Sto aspettando Jimmy Page al varco per Physical Graffiti).

queen forever

Premio sòla (nel senso di fregatura) 2014: Queen Forever (vincitori anche del premio faccia tosta, ovvero come far passare l’ennesima antologia come un disco nuovo ed andare ancora in giro a testa alta…)

pink floyd the endless river cover

Evento musicale dell’anno (Basement Tapes a parte): il ritorno dei Pink Floyd…ed è anche un bel disco!

Marco Verdi

Per questa volta direi che è tutto, e data la lunghezza chilometrica del post niente video, quindi alle prossime classifiche!

Come Il Buon Vino, Invecchiando Migliora Sempre Più! Lucinda Williams – Down Where The Spirit Meets The Bone

lucinda williams down where

Lucinda Williams – Down Where The Spirit Meets The Bone – 2 CD Highway 20 Records

Il titolo del Post, detto tra l’altro da uno che è astemio, ma è un modo di dire efficace e che rende bene l’idea, potrebbe far pensare che nel passato Lucinda Williams non abbia già pubblicato una serie di album strepitosi: dall’omonimo del 1988, ristampato in tempi recenti in versione doppia a Sweet Old World del 1992, il bellissimo Car Wheels On A Gravel Road del 1998, Essence del 2003, il doppio dal vivo al Fillmore e il recente, 2011, Blessed, l’ultimo per la Lost Highway, ma più o meno tutti gli album sono di ottima qualità. E a ben guardare, solo undici album in tutto, in 35 anni di carriera. Questo Down Where The Spirit Meets The Bone è quindi il dodicesimo, il primo pubblicato su una etichetta indipendente e che certifica la buona salute artistica della Williams che si aggiunge ad una lista di artisti maturi, “invecchiati”, che continuano a fare ottimi album: dal capostipite Bob Dylan passando per Mellencamp, Petty, Richard Thompson, John Hiatt, Fogerty, Clapton, Willie Nelson (ma ce ne sono parecchi altri) che spesso piazzano la zampata del vecchio leone, di Bob Seger sentiremo fra poco, mentre Springsteen ultimamente riesce a regalarci solo qualche canzone memorabile, a parte i “soliti” concerti incredibili, forse per una produzione troppo copiosa rispetto al passato. Di Van Morrison sembrano essersi perse la tracce, ma in fondo Born To Sing: No Plan B è uscito nel 2012. Poi ci sono settantenni come Ian Hunter, Billy Joe Shaver, Tony Joe White, Tom Jones, Kris Kristofferson, che non mollano, e ottantenni come Leonard Cohen o Jerry Lee Lewis, che pubblicherà un nuovo disco, di cui si dice un gran bene, a fine mese, che sembrano avere trovato l’elisir di eterna giovinezza.

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Tutto questo per dire che dischi belli da parte di artisti stagionati non sono più una rarità come un tempo, quando i 30 anni sembravano un limite invalicabile e Pete Townshend proclamava di voler morire prima di diventare vecchio. Però questo Down Where The Spirit Meets The Bone, con la sua bella copertina, dove una lama si conficca a spaccare un cuore, si candida ad essere uno dei dischi migliori del 2014 e tra i migliori doppi album di sempre. Venti canzoni, di cui una cover. una bellissima Magnolia dal repertorio di JJ Cale, un’ora e quarantacinque minuti di musica, quindi un “vero” doppio CD, tantissimi musicisti impiegati, con ben sette diversi chitarristi, ovviamente non tutti insieme, che alzano la quota rock del disco che spesso, come è caratteristica della Williams, qui più che altrove, ci regala sontuose sarabande chitarristiche (se qualcuno ha detto o pensato Neil Young, ha ragione). La voce è quella che è, particolare, dolente, forse un po’ monocorde, so che c’è gente che non la ama, ma allo stesso tempo, ultimamente, quando si vuole fare un complimento a qualche nuova cantautrice, si dice che ricorda Lucinda Williams, ormai un punto di riferimento nella canzone d’autore americana. Uno dei chitarristi, Greg Leisz, è anche tra i produttori del disco, insieme a Tom Overby e alla stessa Lucinda, ma non mancano agli addetti abituali al reparto 6 corde della sua band, Val McCallum (anche con Jackson Browne, altro “vecchietto” che prima non ho citato, in uscita con il nuovo disco) e Doug Pettibone, a cui si aggiungono, a seconda dei brani, Bill Frisell, Stuart Mathis dei Wallflowers, Jonathan Wilson e Tony Joe White.

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Per non parlare di Pete Thomas e Davey Faragher, ovvero gli Imposters di Costello, l’ottimo tastierista Patrick Warren e l’immarcescibile ex-Faces Ian McLagan, oltre a parecchi altri bassisti e batteristi e i fiati in un brano. E i risultati si sentono. Anche se il CD si apre con Compassion, che potrebbe essere il motto del disco, solo voce e chitarra, un poema del babbo di Lucinda, Miller Williams, che contiene i versi che danno il titolo all’album, “you do not know what wars are going on/ Down there where the spirit meets the bone.”, cantati con voce spezzata e, appunto, compassionevole. Questo è l’indirizzo diciamo poetico, testuale se volete, del disco, ma poi musicalmente è tutta un’altra cosa. La Williams ha definito il suo genere “country soul” ma il rock è sempre ben presente in questo album: Protection è un blues-rock a doppia-tripla trazione chitarristica, un po’ Tom Petty e un po’ Dire Straits prima maniera, con Lucinda che canta con voce sicura e stranamente assertiva https://www.youtube.com/watch?v=FBmP-0XtXWM , con Gia Ciambotti che offre supporto vocale e le chitarre che cominciano a tirare alle grande. Eccellente anche Burning Bridges dall’andatura più raffinata, con le tastiere che dividono la scena con le immancabili chitarre che ti assaltano dalle casse dello stereo con una ammirevole precisione di suoni e la voce che nel finale si anima di una inconsueta rabbia https://www.youtube.com/watch?v=crvPkFwlG7w . East Side Of Town, una canzone su quelli che vivono ai margini della città e della società, è un tipico esempio del country soul della Williams, un bel piano elettrico, due chitarre più “lavorate”, ma sempre liriche nella loro libertà di improvvisare e una bella melodia che ti entra in testa. West Memphis dedicata al famoso caso di malagiustizia americana (ce l’hanno anche loro!) dei West Memphis Three, è un incisivo swamp blues con la chitarra e l’armonica di Tony Joe White che si aggiungono al lavoro della band https://www.youtube.com/watch?v=5yXbwJefTxQ .

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Cold Day In Hell è la prima ballata del disco, una dondolante costruzione tra soul e rock, tipica della migliore musica della cantante di Lake Charles, tra cori gospel, un organo magico, probabilmente di McLagan e le solite chitarre deliziose. Anche Foolishness ha un bel groove da brano rock classico, con il ritmo che cresce e ti acchiappa, la slide di Leisz che si insinua sotto pelle e duetta con gli altri solisti, non vi so dire chi sono in questo particolare brano, ma in fondo non è poi così importante, vista la bravura di tutti i chitarristi impiegati in questo disco https://www.youtube.com/watch?v=pPTHqZcK5Xo . Senza stare a citare tutte le canzoni, se no la recensione diventa lunghissima, più del solito, vorrei ricordare ancora, nel primo disco, il valzerone country-rock di Wrong Number e il bellissimo duetto con Jakob Dylan (in rappresentanza della famiglia) nella dolcissima litania country-folk di It’s Gonna Rain, una ulteriore piccola meraviglia. Nel secondo disco il classico blues gagliardo di una Something Wicked This Way Comes che mi sembra citi pure il riff di Wang Dang Doodle https://www.youtube.com/watch?v=B9lZrfz2tB0 , ancora con i chitarristi pronti a incattivirsi appena la Williams lascia loro libertà, le raffinate chitarre quasi twangy di Big Mess cantata con grande precisione e partecipazione dalla Williams, le ariose melodie di Walk On, il sontuoso deep soul di Temporary Nature (Of Any Precious Thing), altra compassionevole ruminazione sullo stato dello cose, con organo hammond e piano che si dividono la scena con le chitarre.

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E ancora le dueling guitars della vigorosa Everything But The Truth, tipico esempio del miglior rock californiano, il delizioso country di This Old heartache con la magica lap steel di Leisz ancora in evidenza. Le prelibatezze sudiste di One More Day, dove si gustano anche i fiati. Lo so le ho dette quasi tutte lo stesso, ma sono talmente belle che non se ne può fare a meno. Manca giusto la lunghissima cover di Magnolia di JJ Cale, la cui scomparsa ha colpito evidentemente al cuore i suoi colleghi: quasi dieci i minuti dedicati ad una delle rare ballate del repertorio di Cale, peraltro bellissima, qui resa in un lento crescendo che rende piena giustizia al fascino della canzone. Bello, bello, bello, tante chitarre, tante belle canzoni e una delle musiciste più brave sulla faccia della terra attualmente. Ricorda molto Lucinda Williams!

Bruno Conti

Canzoni In Salsa Agrodolce Dall’Altro Emisfero! Kasey Chambers – Bittersweet

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Kasey Chambers – Bittersweet – Essence Group Music

Volendo fare un pò di sano “gossip”, Bittersweet è il primo disco di Kasey Chambers da quando si è divisa dal marito musicista Shane Nicholson, dopo le collaborazioni in Wreck & Ruin (12) http://discoclub.myblog.it/2012/10/19/australiani-di-nashville-kasey-chambers-shane-nicholson-wrec/  e nel co-intestato Rattin’ Bones (08). Kasey australiana di nascita ma girovaga per vocazione, viene da una famiglia di musicisti, suo padre Bill e il nucleo familiare furono artefici di una esperienza quinquennale con la Dead Ringer Band, che la vedeva come prima vocalist in quattro album, il migliore dei quali a giudizio della critica, Living In The Circle del ’97, la fece conoscere nel circuito delle majors ed ottenere un contratto con la Virgin Records. I primi tre album di Kasey, The Captain (00), Barricades & Brickwalls (01)e Wayward Angel (04,) di gran lunga il migliore della terna, sono ancora oggi consigliatissimi, mentre con Carnival (06) il suono diventava più pop. Dopo il citato Rattin’ Bones (con il secondo marito dell’artista)), Kasey (mamma di due figli) è artefice con il padre Bill di un progetto di brani per bambini Little Kasey Chambers & The Lost Music (09), a cui fa seguire lavori di buon livello come Little Bird (10) con ospiti eccellenti tra i quali Missy Higgins e Patty Griffin, e Storybook (11) una raccolta di canzoni di altri artisti (alcune in duetto), che hanno influenzato la carriera di Kasey.

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Bittersweet è stato registrato in una sola settimana nell’Aprile di quest’anno https://www.youtube.com/watch?v=PvTyh_AAuiU , e per la prima volta alla produzione non troviamo il fido fratello Nash, ma al suo posto Nick Didia che annovera tra le collaborazioni gente come Bruce Springsteen, Pearl Jam, Wallflowers, Powderfinger, per citarne solo alcuni,  e con il supporto di musicisti locali di lungo corso che rispondono al nome di Dan Kelly alle chitarre, Declan Kelly alla batteria, Matthew Engelbrecht al basso, la collega Ashleigh Dallas al violino, Bernard Fanning frontman del citato gruppo alternative-rock Powderfinger (una band da riscoprire), e un “cameo” del padre Bill al basso in un brano.

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Il brano d’apertura Oh Grace una bella “soulful song”, non sarebbe stata fuori posto in qualsiasi disco di Lucinda Williams, come la seguente Is God Real?, mentre Wheelbarrow è dominata da una ritmica sincopata da banjo e chitarre elettriche tiratissime https://www.youtube.com/watch?v=cONVJWISOds , passando per la collaborazione con la Dallas in I Would Do con un bel lavoro di chitarra e violino, la piacevole Hell Of A Way To Go con ritornello facilmente assimilabile, seguita da House On A Hill  una splendida ballata melodica interpretata al meglio da Kasey. Il banjo e la batteria dettano il ritmo nell’accelerato country di Stalker, seguita da una elettroacustica Heaven Or Hell dal superbo accompagnamento strumentale, e arriva il momento della traccia migliore della raccolta, la title track Bittersweet, in duetto con l’altra gloria “aussie” Bernard Fanning https://www.youtube.com/watch?v=PvTyh_AAuiU , e si tratta di una ballata pianistica rock degna dei Counting Crows più morbidi, per poi chiudere con il banjo elettrico e il violino di Too Late To Save Me, il delicato racconto di un giorno speciale in Christmas Day, e il suono agreste del bluegrass moderno di I’m Alive.

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Kasey Chambers (per chi non la conoscesse) ha talento e possiede una voce stupenda, calda e morbida (forse un filo sottile), ma che dà anima e corpo ad ogni brano, e se con il folk-rock degli esordi poteva assomigliare ad una Lucinda Williams ingentilita, col passare degli anni ha raggiunto una maturità che le permette di spaziare in diversi generi musicali. Qui da noi la conoscono in pochi (ma buoni), ma in Australia, la sua terra d’origine, è una vera e propria celebrità, e per gli appassionati dei numeri, la Chambers ha venduto 20 milioni di dischi in carriera, e sarebbe bello che qualcuno si decidesse a portarla in Italia, magari prima che il vostro umile recensore diventi troppo “vecchietto”. Attendo fiducioso!

Tino Montanari

*NDB Con questa recensione si chiude la trilogia dedicata alle uscite degli artisti australiani a cura del buon Tino (Black Sorrows, Paul Kelly & Neil Finn e Kasey Chambers). Mancherebbe il nuovo Jimmy Barnes 30:30 Hindsight, che festeggia i 30 anni di carriera solista dell’ex Cold Chisel.. Me ne occuperò io, il mese prossimo, in concomitanza con l’uscita europea del disco. Nel frattempo vi segnalo che in Australia è già disponibile anche in versioni Deluxe doppie e triple. Comunque ne riparliamo.

Bruno

Ultimi Ripassi Per L’Estate: Dal Texas La “Sorella Musicale” Di Lucinda Williams! Robyn Ludwick – Little Rain

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Robyn Ludwick – Little Rain – Late Show Records

Nell’ambito del circuito “Americana” c’è una cantautrice texana che da circa una decina d’anni, anno più anno meno, cerca di mettersi in evidenza con alterna fortuna: si chiama Robyn Ludwick, è nata a Bandera un paesino vicino a San Antonio,Texas ( in una regione famosa per i suoi tanti cantautori e musicisti), ma che per chi non lo sapesse è anche la sorella minore di Bruce e Charlie Robison (due tra gli artisti più apprezzati del Lone Star State) e di conseguenza cognata rispettivamente di Kelly Willis e di Emily Erwin delle Dixie Chicks, per chiudere il cerchio è pure maritata con il bassista e musicista John Ludwick. Dopo gli anni trascorsi a Bandera, Robyn si trasferì ad Austin dove lavorava al famoso Continental Club (laureandosi anche nel frattempo in ingegneria), e lì conobbe il futuro marito, appunto il bassista John Ludwick, mettemdo su famiglia, però dopo la nascita del primo figlio rinasce in lei la voglia di fare musica. Così nel 2005 esce il suo primo album For So Long, prodotto da David Barnes dei Bad Livers, balzato subito al primo posto nelle classifiche radiofoniche di Austin, e dopo molti concerti in giro per l’America (e anche in Europa) pubblica il secondo lavoro Too Much Desire (08), con la presenza di artisti come Eliza Gilkyson e Rich Brotherton, eccellente multistrumentista (ora anche produttore), ottenendo buoni consensi di critica https://www.youtube.com/watch?v=7RovEd6pbqs .

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Dopo questi due album all’insegna della canzone d’autore, con il terzo, Out Of These Blues (11),  prodotto dal grande Gurf Morlix ( uno che ha lavorato negli anni con artisti del calibro di Lucinda Williams, Robert Earl Keen, Slaid Cleaves, Mary Gauthier e Ray Wylie Hubbard) e che vede la presenza anche di Ian McLagan (mai dimenticato tastierista del Faces), Trish Murphy, e Gene Elders, la Ludwick alza ancora l’asticella delle ambizioni con un nuovo lavoro che spazia tra rock, blues, canzone d’autore https://www.youtube.com/watch?v=Ao6y8oO20DQ  e, cosa non secondaria, riporta un’intrigante “cover” che riprende l’impaginazione grafica e i caratteri del capolavoro di Jackson Browne Late For The Sky.

A produrre questo nuovo Little Rain è ancora il buon Gurf Morlix, come sempre  impegnato a suonare un’incredibile quantità di strumenti (chitarre, mandolino, banjo, dobro e pedal steel), con l’aiuto di Rick Richard alla batteria, del marito di Robyn John Ludwick al basso, oltre naturalmente alla stessa Robyn alle chitarre acustiche, per un disco crudo e diretto con un limpido suono folk-rock.

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La partenza di questa “sorella di estrazione musicale” di Lucinda è con Longbow, Ok abbastanza similare ai brani migliori della Williams https://www.youtube.com/watch?v=KSaN7jtIra8 , a cui fa seguito il blues sofferto di Honky Tonk Feelin’  https://www.youtube.com/watch?v=SwJeBhGJIl8 , la ballata rock Little Weakness e il triste incedere malinconico di Heartache https://www.youtube.com/watch?v=Eh35XNI7lQo . Si cambia ritmo con la leggera Somethin’ Good, la splendida She’ll Get The Roses, una ballata intimista con la chitarra elettrica di Morlix che singhiozza come quella del marito John https://www.youtube.com/watch?v=VN0xW2v-t_o , una accorata e dolente Mama, mentre Breaks My Mind ci accompagna nei territori del soul con alcune sfumature “bluesy”. Lafayette e Over Me  rimandano ancora alle ballatone tanto care alla “sorella virtuale”, concludendo con le atmosfere soul di Stalker dove la voce calda e sofferta di Robyn rivaleggia in bravura con la grande Mary Gauthier.

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Nelle undici canzoni di Little Rain quello della Williams è il nome che in termini di influenza e suggestioni sembra ricorrere più spesso (ma si potrebbero aggiungere i nomi di Patty Griffin, Caroline Herring, Mary Gauthier, Rosanne Cash), anche se si farebbe torto al talento della Ludwick, una bella signora che nelle sue canzoni racconta storie di vite vissute e di solitudine, di amori consacrati e di fallimenti, il tutto spesso pervaso da un profondo senso di tristezza, cantato con il lirismo e con la voce partecipe di Robyn che arrivano direttamente al cuore. Robyn “Robison” in Ludwick è una di quelle artiste che meriterebbe ben altri palcoscenici https://www.youtube.com/watch?v=5gh9nnllBVA , e non solo di restare nel “limbo” del sottobosco musicale americano (quello dei veri appassionati), anche se a questo punto non importa che abbia per forza qualcosa di originale da dire, quanto che lo dica in modo interessante come nei due ultimi splendidi lavori. Come succede ultimamente in questi tempi di etichette indipendenti il CD è di difficile reperibilità, ma se non lo trovate vi consiglio di utilizzare la versione in “download”, non ne rimarrete delusi.

NDT: Quel piccolo genio di Gurf Morlix, sembra che da anni si dedichi alla ricerca di una nuova Lucinda Williams, e stavolta (con queste due produzioni consecutive) può darsi che l’abbia trovata (almeno per il vostro umile recensore)!

Tino Montanari

Le Ballate “Pietose” Di Un Poeta Blues! Malcolm Holcombe – Pitiful Blues

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Malcolm Holcombe – Pitiful Blues – Gypsy Eyes Music

L’ultima volta che ho visto Malcolm Holcombe dal vivo (qualche mese fa nel locale dell’amico Paolo Pieretto, in quel di Pavia), sono rimasto impressionato per la carica e l’intensità che era in grado di comunicare con la sua musica, accompagnato solamente dalla chitarra acustica e dalla sua voce roca e piena di dolore, in un concerto dove si evidenziava la sua maestria al “fingerpicking”.  A meno di due anni dall’uscita di Down The River (puntualmente recensito su queste pagine http://discoclub.myblog.it/2012/10/05/lungo-il-fiume-del-country-blues-malcolm-holcombe-down-the-r/ ), arriva dalle nostre parti (e ovunque) il nuovo lavoro di Holcombe, intitolato Pitiful Blues, dieci canzoni di folk-blues suonate in punta di dita, con un manipolo di eccellenti musicisti, tra i quali il produttore Jared Tyler, anche chitarre dobro e mandolino, Paddy Ryan, batteria, solo in Words Not Spoken, Matt Hayes, contrabbasso, Luke Bulla, violino, Travis Fite, chitarra ed ingegnere del suono,  Arthur Thompsonbatteria, nel resto del disco, tutti uniti per raccontare, come sempre, storie della provincia americana, con le quali il nostro buon Malcolm convive quotidianamente.

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L’album si apre con l’intensa title-track Pitiful Blues, un brano tagliente e sofferto come pochi https://www.youtube.com/watch?v=GwWKrfUKj7w , seguito dalle trame guidate da un violino malinconico in Roots e poi dalla giocosa Sign For A Sally, passando per lo strisciante blues di Savannah Blues https://www.youtube.com/watch?v=CiA_uDtzeqY  e per le atmosfere prettamente folk di Another Despair. Le ballate e i racconti “pietosi” si intensificano con il country-blues di By The Boots, con la dolce e malinconica Words Not Spoken, negli arpeggi acustici con sottofondo di violino di Words Of December, passando per una strepitosa ballata “appalachiana” come The Music Plays On e chiudendo con la commovente e sentita For The Love Of A Child, dove il cuore e il “songwriting” di Malcolm si dimostra più nostalgico del solito.

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Pitiful Blues, decimo album di Holcombe (se non ho sbagliato i conti), contiene il “solito” buon mix di ballate sospese tra blues e folk, accompagnate, oltre che dalla sua chitarra acustica, da slide guitar, violino e banjo, che lascia gli ascoltatori del genere “americana” (quello che viene dalle radici) pienamente soddisfatti, ricco di canzoni dure ma anche piene di speranza, interpretate con la sua voce vissuta ed inconfondibile. Malcolm Holcombe è uno di quegli artisti davvero unici (adorato da personaggi come Steve Earle https://www.youtube.com/watch?v=ESxmy3JmgMs Lucinda Williams), e anche se a chi ultimamente ha visto i suoi concerti appare esteriormente come un vagabondo senza un soldo, uscito miracolosamente con l’aiuto della moglie dalla dipendenza dall’alcolismo e altro, è invece uno che canta meravigliose canzoni ricche di poesia https://www.youtube.com/watch?v=eMVSM8hrxDE , con una voce impregnata di una vita vissuta “pericolosamente”, uno stile che lo avvicina a musicisti come Guy Clark e Townes Van Zandt, tra i pochi che non si limitano a cantare le canzoni, ma le vivono, perché con Malcolm quello che si sente è quello che si ottiene: un segreto della canzone d’autore americana, che una volta tanto sarebbe bene che venisse svelato.

Tino Montanari

Ripassi Per Le Vacanze. Sempre La “Solita” Mary Gauthier – Trouble And Love

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Mary Gauthier – Trouble And Love – In The Black Records/Proper/Ird

L’ultimo disco di studio di Mary Gauthier era stato uno dei più belli e più intensi del 2010, http://discoclub.myblog.it/2010/05/05/uno-dei-dischi-dell-anno-mary-gauthier-the-foundling/, seguito a sua volta da un eccellente album dal vivo, http://discoclub.myblog.it/2012/11/05/poco-glamour-e-tanta-sostanza-per-una-grande-cantautrice-mar/, come potete (ri)leggere qui sopra, se vi aggrada, incensati dal sottoscritto su questo Blog, che ha sempre avuto una particolare predilezione per questa bravissima cantautrice, sin dai tempi dello splendido Drag Queens In Limousines. Ammirazione condivisa anche da molti suoi colleghi, in primis Bob Dylan, che nella sua Theme Time Radio Hour ha voluto trasmettere il brano I Drink insieme ai classici della canzone americana folk, blues e country. Un altro fan è Tom Waits, ma la stessa Mary ricambia chiamando gente come Dylan, Neil Young, Leonard Cohen, Patti Smith, “truth tellers”, i narratori della verità! Come un’altra collega che viaggia più o meno su queste coordinate sonore, Lucinda Williams, ha una voce facilmente riconoscibile, particolare, laconica, sofferta, malinconica, direi quasi sofferente e le vicende della sua vita ne giustificano l’impostazione. Con la sua storia di “trovatella” la Gauthier in The Foundling ha esorcizzato i suoi dolori più profondi ed ora con questo Trouble And Love, oltre ai guai, sempre presenti, esamina anche gli amori, nelle sue canzoni. Non possiamo dire che sia un album ottimista, ma laggiù, in fondo al tunnel, si intravede un po’ di gioia e speranza.

Come dicevo nel titolo, i contenuti dei suoi dischi, per chi non la ama, potrebbero risultare un po’ ripetitivi e non di facile accesso, ma, insistendo, si viene ripagati con una bella serie di canzoni. Anche le otto che compongono questo disco raccontano la “solita” storia, forse senza la disperazione assoluta che faceva di The Foundling un disco così bello, ma con alcune punte di eccellenza che la confermano come una delle voci più autorevoli del panorama femminile americano. Registrato in quel di Nashville, negli studi di Ricky Skaggs, il disco si avvale di una piccola pattuglia di musicisti ben assortiti, tra cui spiccano Viktor Krauss e Lynn Williams, come sezione ritmica, oltre ad una serie di vocalist di spicco tra cui Ashley Cleveland, le McCrary Sisters, Beth Nielsen Chapman e Darrell Scott, che divide con Guthrie Trapp il reparto chitarristico. A completare la formazione Jimmy Wallace alle tastiere, più un ospite di prestigio, di cui vi dirò fra un attimo. Tutti gli otto brani sono firmati con un altro autore o autrice, a partire dall’iniziale When A Woman Goes Cold, scritta con Gretchen Peters, una ballata (ma lo sono tutte, la forma musicale è quella) elettrica dalla struttura blues, non dissimile da quelle di Lucinda Williams, chitarristica, con Scott e Trapp che si dividono i compiti, ben sostenuti dall’organo di Wallace, il suono è vivo e pimpante, registrato in presa diretta, con tutti i musicisti presenti in studio, in circolo intorno a Mary Gauthier che dirige con autorità le operazioni, bella partenza. False From Truth, firmata con Beth Nielsen Chapman, che è anche la seconda voce della canzone, è una ulteriore ballata, di stampo più soffuso, con piano e contrabbasso, anche suonato con l’archetto e la chitarra in fingerpicking che sottolineano le pene d’amore del(la) protagonista “”You woke up inside a cage/I woke up consumed with rage/A million miles from our first kiss/How does love turn into this?…There are two of you and one don’t feel/I don’t know which one is real….”, molto bella .

Ancora più bella Trouble And Love, il co-autore è Scott Nolan, la voce di supporto mi sembra quella di Ashley Cleveland, ma è il brano che rifulge di suo, sostenuto da una bellissima chitarra “riverberata” che crea un effetto di profondità e ampi spazi, con piano e organo in grande evidenza, una meraviglia di canzone. Più sparso e contenuto è l’accompagnamento di Oh Soul, ambientata sul sito della tomba di Robert Johnson, e che prende la forma di un country-gospel, con la seconda voce e la chitarra acustica di Darrell Scott, a sottolineare la bellezza di questa composizione, firmata anche da Ben Glover, sullo sfondo si percepiscono anche le voci delle sorelle, McCrary per un altro brano dall’atmosfera magica e  delicata. Worthy, firmata di nuovo con Beth Nielsen Chapman, è ancora più triste e malinconica, con la Gauthier che si chiede ripetutamente se è “degna” (un tema ricorrente non ancora sviscerato a fondo neppure in The Foundling, le incertezze evidentemente rimangono), sulle note di una deliziosa slide acustica suonata da Scott e con il piano che sottolinea le evoluzioni vocali soffuse ma decise di Mary e Beth. Walking Each Other Flame, di nuovo con l’aiuto di Gretchen Peters, sembra il brano dalla struttura più country, ma sempre dal lato “giusto” di Nashville, un’altra ballatona, forse un filo più ottimista delle altre, ma giusto un poco, in ogni caso sempre molto bella e coinvolgente, con tutti gli strumenti bilanciati alla perfezione dalla stessa Mary Gauthier, che ha prodotto l’album, con l’aiuto di Patrick Granado.

Ancora migliore la terza e ultima collaborazione con la Peters, How To Live Alone, cantata con passione e partecipazione assoluta dalla Gauthier, la canzone si avvale anche di un emozionante intervento chitarristico da parte del grande Duane Eddy che nobilita ulteriormente le qualità sopraffine di questo fantastico brano. Conclude, su una nota di speranza, Another Train, nuovamente firmata con Ben Glover, e con in bella evidenza la chitarra di Guthrie Trapp https://www.youtube.com/watch?v=iGL1HG1qq7c , bravissimo in tutto il disco, ma tutto il gruppo di musicisti e cantanti è perfetto nel sottolineare lo spirito di questi brani che ancora una volta esplicano la ricerca spirituale della musica di Mary Gauthier, spesso malinconica e triste, seppur pervasa da una nuova vena di serenita che non spezza del tutto la sofferenza, ma la allevia in modo sostanziale. E poi, diciamocelo, sono otto belle canzoni, tutte nello stesso disco e non è poco di questi tempi.

Il disco è uscito il nove giugno, quindi questo è il primo dei “ripassi” di questa estate, e con i dischi di Rosanne Cash e Carlene Carter, fa un bel terzetto per le scelte dei migliori di fine anno.

Bruno Conti