Altre Ristampe In Uscita A Marzo. Janis Joplin, Jeff Buckley, Leslie West Mountain, Motortown Revue In Paris, Yardbirds

janis little girl bluejanis little girl blue dvd

 

Tra una recensione e l’altra, ancora qualche anticipazione sulle principali ristampe del mese di marzo, dopo i cofanetti passiamo alle uscite singole (e un paio di doppi). Senza dimenticare che al 25 marzo uscirà anche un album “nuovo” curato dalla famiglia di Jeff Healey Heal My Soul, ma visto che di quello ho già preparato la recensione, poi la leggerete più avanti il mese prossimo. Per il momento partiamo con questa ulteriore antologia dedicata a Janis Joplin, si tratta della colonna sonora sul documentario dedicato alla vita della cantante texana (quelli che parlano bene dicono docufilm, ma il termine è veramente brutto): si intitola Little Girl Blue e ripercorre la breve vita di quella che è stata senz’altro una delle più grandi cantanti rock della storia (forse la più grande), una delle appartenenti al Club 27, scomparsa il 4 ottobre del 1970, L’ultima volta le avevo dedicato un Post in occasione della pubblicazione di questo live “inedito” http://discoclub.myblog.it/2012/01/07/ma-allora-ditelo-big-brother-and-the-holding-company-featuri/ al Carousel Ballroom, ora tocca alla colonna sonora che uscirà il 4 marzo su Sony Legacy, mentre il DVD e il Blu-Ray sono annunciati per il 4 Maggio.

Questo il contenuto, con qualche rarità, ma zero inediti:

1. Careless Love Janis Joplin (from: Janis Early Performances)
2. Down On Me Big Brother & The Holding Company (from: Big Brother & The Holding Company)
3. Women Is Losers Big Brother & The Holding Company) (from: Janis Boxset)
4. Ball And Chain Big Brother & The Holding Company (recorded live at the Monterey Pop Festival June 17, 1967)
5. Piece of My Heart Big Brother & The Holding Company (Live at the Generation Club April 1968, previously unreleased as audio only)
6. Catch Me Daddy Big Brother & The Holding Company (recorded live at the Grande Ballroom, Detroit March 2, 1968; from: Cheap Thrills Expanded Edition)
7. Magic Of Love Big Brother & The Holding Company (recorded live at the Grande Ballroom, Detroit March 2, 1968; from: Cheap Thrills Expanded Edition)
8. Summertime Big Brother & The Holding Company (from: Cheap Thrills)
9. Raise Your Hand Janis Joplin with the Kozmic Blues Band (recorded live in Frankfort, West Germany April 12, 1969; from: Farewell Song)
10. Maybe Janis Joplin (from: I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama!)
11. Work Me, Lord Janis Joplin (recorded live at the Woodstock Music & Art Fair August 17, 1969)
12. Trust Me Janis Joplin & The Full Tilt Boogie Band (from: Pearl)
13. Cry Baby Janis Joplin (recorded live in Calgary during the Festival Express Tour July 4, 1970; from: Pearl Expanded Edition)
14. Tell Mama Janis Joplin (recorded live in Calgary during the Festival Express Tour July 4, 1970; from: Pearl Expanded Edition)
15. Get It While You Can Janis Joplin & The Full Tilt Boogie Band (from: Pearl)
16. Me And Bobby McGee Janis Joplin & The Full Tilt Boogie Band (from: Pearl)
17. Little Girl Blue Janis Joplin (from: I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama!)

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Sempre parlando di famiglie che si occupano degli archivi musicali dei loro cari, questa volta vengono pubblicate le cosiddette “Addabbo Sessions” una serie di registrazioni considerate come il Sacro Graal del materiale inedito di Jeff Buckley. Escono il giorno 11 marzo su Columbia/Legacy e il contenuto del CD è il seguente:

1. Just Like A Woman (Bob Dylan cover)
2. Everyday People (Sly & The Family Stone cover)
3. Don’t Let The Sun Catch You Cryin’ (Louis Jordan cover)
4. Grace (original)
5. Calling You (Jevetta Steele cover)
6. Dream Of You And I (original)
7. The Boy With The Thorn In His Side (The Smiths cover)
8. Poor Boy Long Way From Home (Bukka White cover)
9. Night Flight (Led Zeppelin cover)
10. I Know It’s Over (The Smiths cover)

leslie west mountain

Leslie West Mountain sarebbe il primo album solista del grande chitarrista newyokese, ma per molti, me compreso, in effetti è il primo album come band. Ora la Repertoire ne (ri)pubblica una nuova versione remastered, con quattro bonus e due singoli, oltre ad un libretto di 16 pagine con le note scritte dallo stesso West. la data di uscita prevista è il 18 marzo:

1. Blood Of The Sun
2. Long Red
3. Better Watch Out
4. Blind Man
5. Baby I’m Down
6. Dreams Of Milk And Honey
7. Storyteller Man
8. This Wheels On Fire
9. Look To The Wild
10. Southbound Train
11. Because You Are My Friend
Bonus Tracks:
12. Dreams Of Milk And Honey
13. This Wheels On Fire
14. Long Red
15. Blood Of The Sun

motortown revue live in paris motortown revue collection box

Della Stax sono uscite in passato varie testimonianze delle cosiddette “Revue”, cioé di quelle carovane di musicisti che giravano il mondo per promuovere dal vivo la musica della loro  etichetta. Anche la Tamla-Motown faceva lo stesso, ma a parte quel cofanetto molto costoso di 4 CD che vedete sopra, pubblicato dalla Hip–o-Select nel 2006 e chi trova ancora a cifre non proibitive, ma certo non per le tasche di tutti, non era mai stata creata una uscita dedicata ad uno spettacolo ad hoc. Ora il gap viene chiuse con l’uscita di questo album doppio Motortown Revue Live In Paris che verrà pubblicato dalla Tamla Uk, quindi Universal, il 25 marzo, al prezzo di un singolo CD o poco più. Con tutta l’esibizione parigina del 1965, compresi 12 brani non usciti nella versione in vinile del tempo. è un cosiddetto “must have”. Basta leggere i nomi e i titoli delle canzoni:

[CD1]
1. Introduction / Motortown Revue In Paris – Harold Kay
2. All For You – Earl Van Dyke Sextet
3. See See Rider – Earl Van Dyke Sextet
4. Too Many Fish In The Sea – Earl Van Dyke Sextet
5. Heat Wave (Including Introduction) – Martha & The Vandellas
6. Wild One – Martha & The Vandellas
7. If I Had A Hammer – Martha & The Vandellas
8. Nowhere To Run – Martha & The Vandellas
9. Dancing In The Street – Martha & The Vandellas
10. Jazz-Blues Instrumental – Stevie Wonder
11. Make Someone Happy – Stevie Wonder
12. High Heel Sneakers – Stevie Wonder
13. Funny (How Time Slips Away) – Stevie Wonder, Clarence Paul
14. Fingertips – Stevie Wonder

[CD2]
1. Introduction / Motortown Revue In Paris – Various Artists
2. All About My Girl – Earl Van Dyke Sextet
3. Too Many Fish In The See (Alt. Version) – Earl Van Dyke Sextet
4. Soul Stomp – Earl Van Dyke & The Soul Brothers
5. Come See About Me – The Supremes
6. Baby Love – The Supremes
7. People – The Supremes
8. Somewhere – The Supremes
9. Stop! In The Name Of Love – The Supremes
10. You’re Nobody ‘Til Somebody Loves You – The Supremes
11. Shake – The Supremes
12. I Gotta Dance To Keep From Crying – The Miracles
13. That’s What Love Is Made Of – The Miracles
14. Wives And Lovers – The Miracles
15. Ooo Baby Baby – The Miracles
16. Come On Do The Jerk – The Miracles
17. Mickey’s Monkey – The Miracles

yardbirds roger the engineer

Altro album che è stato ristampato decine di volte, questa volta esce per l’edizione del 50°, in doppio CD, sempre su Repertoire, e se ve lo siete perso le altre volte sarà il caso di acquistarlo, imperdibile. Si tratta di quello che viene considerato il capolavoro assoluto degli Yardbirds di Jeff Beck (e per usare un eufemismo “anche gli altri non erano male”): conosciuto come Yardbirds ma anche Roger The Engineer era l’unico disco del gruppo nato non come una raccolta di singoli ma come un album compiuto. Questa edizione contiene la versione Mono, quella Stereo e undici bonus tracks, tra cui i tre pezzi in cui suonano insieme Jeff Beck Jimmy Page:

[CD1]
The Mono Album:
1. Lost Woman
2. Over,Under,Sideways,Down
3. The Nazz Are Blue
4. I Can’t Make Your Way
5. Rack My Mind
6. Farewell
7. Hot House Of Omagararshid
8. Jeff’s Boogie
9. He’s Always There
10. Turn Into Earth
11. What Do You Want
12. Ever Since The World Began
Bonus Tracks – The Yardbirds 1966 Mono Recordings:
13. Happenings Ten Years Time Ago
14. Psycho Daisies
15. Stroll On
Bonus Tracks – Keith Relf 1966 Solo Recordings:
16. Mr. Zero
17. Knowing
18. Shapes In My Mind
19. Blue Sands
20. Shapes In My Mind (Alternate Version)

[CD2]
The Stereo Album:
1. Lost Woman
2. Over,Under,Sideways,Down
3. The Nazz Are Blue
4. I Can’t Make Your Way
5. Rack My Mind
6. Farewell
7. Hot House Of Omagararshid
8. Jeff’s Boogie
9. He’s Always There
10. Turn Into Earth
11. What Do You Want
12. Ever Since The World Began
Bonus Tracks – The Yardbirds 1966 Stereo Recordings:
13. He’s Always There (Alternate Version)
14. Turn Into Earth (Alternate Version)
15. I Can’t Make Your Way (Alternate Version)

Esce il 18 marzo.

Anche per oggi that’s all folks, alla prossima!

Bruno Conti

Sconosciuta La Popolazione, La “Creatura Misteriosa”, Ma Anche Il Disco! Mississippi Bigfoot – Population Unknown

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Mississippi Bigfoot – Population Unknown – Silver Tongue 

Questi non li conoscevo proprio, ma girando in internet ogni tanto ti imbatti in un nome che ti colpisce, approfondisci e scopri che meritano https://www.youtube.com/watch?v=6BZV6Ls-VuQ . E’ il caso di questi Mississippi Bigfoot, una band “nuova”, nata nel maggio del 2015, anche se guardando le foto dei principali protagonisti del disco non sembrano proprio di primo pelo: la cantante si chiama Christina Vierra, viene da Boston, è sotto contratto per la Warner, e recentemente è stata utilizzata come “la voce” di Janis Joplin nel prossimo film biografico che uscirà per la Sony Pictures. Anche se, lo confesso, la prima volta che ho ascoltato il disco, non conoscendoli, mi sono detto; “ma che strana voce ha questo cantante?”, effetto straniante durato lo spazio di pochi istanti, ma che indica le peculiarità di una cantante sicuramente “strana” nel suo approccio vocale. Ashley Bishop, uno dei chitarristi, viene da Memphis, Tennessee, dove, ai famosi Ardent Studios, è stato registrato questo Population Unknown, e nella sua biografia si legge che ha suonato con i “famosi” Blind Mississippi Morris, Earl The Pearl e Big Gerry (chi cacchio sono?) e che si autodefinisce il Guardiano di Beale Street. Doug McMinn, anche da lui da Memphis, guida la sua blues band da una trentina di anni, suona l’armonica, la chitarra e canta, ma nella band è alla batteria e quando serve all’armonica, mentre Cade Moore, detto Mississippi Mud, viene da Clarksdale, dovrebbe essere il bassista e ha suonato con Cedric Burnside e Pinetop Perkins: questi li conosco! La chitarra solista la suona John Holiday e in alcuni video che si trovano in rete, spesso sono anche in sette sul palco https://www.youtube.com/watch?v=NxFcFy57mPU .

Tutto abbastanza confuso ma il risultato finale pare comunque eccitante. Tra blues elettrico vibrante, heavy rock anni settanta (Led Zeppelin e ZZ Top, che hanno registrato puree loro ai vecchi Ardent Studios) e anni sessanta (la già citata Janis Joplin, ma qualcuno ha intravisto anche somiglianze con Mavis Staples, non chi scrive) non ci si annoia certo con questi Mississippi Bigfoot https://www.youtube.com/watch?v=OwscH6_5TgA  . Da una Burn That Woman Down che con la sua slide tangenziale si insinua nelle radici del blues-rock con influenze sudiste, attraverso la voce vissuta di Christina Vierra, che a tratti ricorda quella del vecchio Paul Rodgers nei primi Free, per poi esplodere in un finale parossistico tra Janis e Plant, passando per il downhill blues di una elettroacustica Mighty River che risale il Mississippi verso le radici del blues, e ancora il R&R misto a blues della scatenata Wag The Dog, dove l’armonica si aggiunge alle evoluzioni delle chitarre e della voce della Vierra. Per non parlare di una funky No Flesh In The Outerspace dove chitarre in modalità wah-wah e con strane sonorità ci riportano nuovamente al vecchio rock anni ’70, anche grazie alla potente voce della brava Christina, fino a lasciarsi andare in una serie di soli che profumano di vecchio rock classico.

La sferragliante Who’s Gonna Run This Town, tutta riff e grooves ci riporta dalle parti dei vecchi Zeppelin con un tocco hendrixiano, con Clarksdale guidata da una voce maschile duettante con quella della Vierra e da una armonica che ci riporta sulle rive del Mississippi. La lunga ballata pianistica You Did illustra il lato più delicato e vicino alla soul music della band, che non dispiace per nulla anche in questa veste più intima, grazie alla voce espressiva della bravissima Christina Vierra, la quale nel finale si scatena in un modo che mi ha ricordato la migliore Beth Hart. The Hunter a tempo di boogie e vicina al sound degli ZZ Top, è proprio il vecchio classico di Booker T. Jones che facevano anche i primi Free, Albert King e mille altri, qui in versione ad alta carica jopliniana. Si chiude con la corale e minacciosa Tree Knockin’ altro ottimo esempio di southern blues-rock di marca texana. Bravi, son bravi, spargiamo la voce https://www.youtube.com/watch?v=UwLSVt3Vsq4 , anche se il disco fiisico non è per nulla facile da reperire, per usare un eufemismo, se no, per una volta, ma non prendete l’abitudine, bisogna andare di download.

Bruno Conti

Facce Poco Raccomandabili, Ma Disco Molto Raccomandato! Da Birmingham, Alabama Via Nashville, Banditos

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Banditos – Banditos – Bloodshot Records/Ird

Quando vi capita tra le mani il CD di una band all’esordio, e questo omonimo album è tale per i Banditos, nell’era di internet digiti il nome e vai a vedere cosa trovi. Uno dei primi luoghi dove capiti è il sito del gruppo o della casa discografica, quindi leggi e vai ad approfondire. Nel frattempo inizi ad ascoltare, perché se l’occhio vuole la sua parte, anche l’orecchio reclama la sua quota, meglio se allenata. Nel caso in questione, sul sito della Boodshot trovi questa frase: “con la potenza di una locomotiva Super Chief, il disco di esordio dei Banditos magnificamente si appropria di elementi di acid-rock-blues anni ’60, boogie alla ZZ Top, Garage punk e rockabilly (aggiungo io), southern rock “ibrido” à la Drive-By Truckers (vengono da Birmingham, Alabama e più a sud ci sono solo la Florida, la Louisiana, un pezzo di Texas e le Hawaii), il choogle dei Creedence, il groove blues alla Slim Harpo, l’hill country della Fat Possum (sarà il banjo di Stephen Pierce), dove incidevano i Black Keys degli inizi. e il rock furibondo dei Georgia Satellites, senza dimenticare infusioni di bluegrass, soul e doo-wop”. E intanto pensi, sì figurati, e magari una cantante che ricorda Janis Joplin! “Eh la Madonna!”, avrebbe detto Pozzetto ai tempi, e invece è tutto vero, naturalmente con le dovute proporzioni e pensando che siamo al disco di esordio ( comunque rodato da 600 spettacoli in giro per gli Stati Uniti), ma questo sestetto che ha scelto Nashville, città di elezione e residenza, è un gruppo da tenere d’occhio, ascoltare e inserire nei “names to watch and listen” ( e a questo proposito ci sono parecchi video su YouTube dove si può apprezzare la valentia dei ragazzi)!

Il risultato finale poi, pur non essendo per forza di cose originale a tutti i costi, è comunque genuino e sorprendente e non è la somma dei singoli fattori citati. Oltre a Pierce al banjo (anche elettrificato) e voce, troviamo Corey Parsons, chitarre elettriche ed acustiche, nonché una delle tre voci soliste, la prorompente Mary Beth Richardson, il fattore Janis della band, che per certi versi li avvicina anche agli Alabama Shakes di Britanny Howard (quelli del primo disco, però); completano la formazione Jeffrey Salter, chitarra e Danny Vines e Randy Wade, la sezione ritmica. Tanti baffi, barbe, capelli e cappelli, nella foto di copertina che li ritrae con una bandiera a stelle e strisce sullo sfondo, ma anche qualità nei dodici brani a firma collettiva, tutti assai vari e diversificati nelle loro soluzioni sonore. La cosa che si nota subito dall’ascolto, fin dal primo brano The Breeze, è l’energia e la grinta che trasuda dalle canzoni, un banjo frenetico, una voce maschile tirata e il controcanto della Richardson che potrebbero ricordare l’incrocio di voci dei vecchi Jefferson Airplane, ma anche i primi Lone Justice di Maria McKee, tra batterie punkeggianti, un organo aggiunto che fa molto 60’s acid rock, chitarre in feedback ma controllate nel loro furore garage, e siamo solo al primo pezzo https://www.youtube.com/watch?v=jj7rCnkvSEM .

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Poi si vira improvvisamente, con Waitin’, verso un country energico, con stilettate cow punk, con la voce potente di Mary Beth a guidare le danze, tra chitarre twangy, ritmi sempre mossi e piacevoli intermezzi strumentali quasi bluegrass https://www.youtube.com/watch?v=_qvom4ca68c . Golden Grease, ci porta a sonorità tra il boogie e l’energia di band come i Truckers o i Georgia Satellites per la parte maschile, con chitarre elettriche quasi psichedeliche e il cantato che, a tratti, si spinge verso lidi jopliniani, nel lato femminile, con la somma delle parti che crea una sorta di voce ibrida che ha tratti simili al Marty Balin dei primi Jefferson https://www.youtube.com/watch?v=EeZ-lPz3EnI . No Good, influenze soul e rock, è una ballata degna della miglior Janis, cantata con passione e grande stamina dalla Richardson https://www.youtube.com/watch?v=nGcWEOBotmc , mentre Ain’t It Hard, con l’organo Farfisa aggiunto alle procedure sonore di chitarre e banjo, amplifica l’effetto psych-garage e continue variazioni di tempi ed atmosfere sonore. Still Sober (After All These Years) ,(ispirata da Simon?), è un country rockabilly futuribile https://www.youtube.com/watch?v=Mqk2OJHZrj0 , mentre Long Gone, Anyway accentua l’effetto old style con un assolo (?) di kazoo di Beth, giuro!

Old ways è un’altra ballata blues accorata, dove i paralleli con quella signora texana sono inevitabili e non sfavorevoli https://www.youtube.com/watch?v=_T-7MEJz2CQ , Can’t Get Away potrebbe uscire da qualche session segreta per riproporre Highway 61 Revisited con i Lone Justice e Blue Mosey #2, con l’aggiunta di una pedal steel sognante è puro country-rock di ottima grana, mentre in Cry Baby Cry, tornano a viaggiare a velocità da locomotive lanciate, con un pianino scatenato a duellare con le chitarre e il banjo, e le voci si incrociano in modo perfetto. Chiude Preachin’ The Choir, un’altra ballatona atmosferica, dove la pedal steel non addolcisce il suono ma lo rende ancora più acido e psichedelico, soprattutto nella lunga jam strumentale. Se vi piacciono Beth Hart e Dana Fuchs, oltre a tutti gli altri ricordati. Decisamente bravi!

Bruno Conti

Quindi Le “Cantanti Vere” Nel Rock Esistono Ancora! Dana Fuchs – Songs From The Road

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Dana Fuchs – Songs From The Road – CD+DVD Ruf/Ird

Dana Fuchs, nata nel New Jersey, ma cresciuta in Florida, dopo una lunga gavetta, è dovuta andare a New York per lanciare la sua carriera, passare per la parte di Janis Joplin nel musical off-Broadway Love Janis, dove è stata notata dalla regista Julie Taymor che l’ha voluta per il suo “visionario” film Across the Universe, basato tutto sulle canzoni dei Beatles, dove faceva la parte di (sexy) Sadie. Nel frattempo Dana aveva iniziato a farsi conoscere, con un primo album, molto bello, Lonely For A Lifetime, e con un album dal vivo, Live In NYC, sia in CD che DVD, entrambi distribuiti a livello indipendente, ovvero difficoltosi da reperire. Ovviamente, in virtù sia del suo vistoso aspetto fisico, sia della sua potenza vocale https://www.youtube.com/watch?v=T46xz1O0Zb0 , che tanto si rifanno alla Joplin citata (impressionante a momenti), la Fuchs ha iniziato ad essere chiamata dai colleghi musicisti per duettare nelle loro esibizioni live e ha ottenuto un contratto discografico in Europa con la Ruf Records. Dopo due buoni dischi di studio approda anche lei al classico CD+DVD dal vivo della serie Songs From The Road.

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E qui bisogna dire che Dana è veramente nel suo elemento: registrato proprio a New York, quindi casa sua, all’Highline Ballroom, un famoso locale sulla 16° Strada della Grande Mela, circondata da un pubblico che la apprezza e la ama, con la sua band abituale, guidata dal chitarrista e co-autore Jon Diamond, ampliata per l’occasione con un secondo chitarrista, un tastierista e tre coriste di spessore, la nostra amica dà il meglio di sé in questo torrido concerto, che, come sempre, unisce le sue passioni per il rock, il soul, il blues, tutti amalgamati in uno stile che ricorda le classiche revue classic rock dei tempi d’oro, naturalmente Janis è il faro, il punto di riferimento, e la voce per farlo la Fuchs è una delle poche ad averla, nell’attuale panorama musicale. Una pennellona bionda con una lunga chioma bionda e ricciuta Dana Fuchs urla, strepita, sussurra, accarezza e scuote i suoi ascoltatori con una vigorosa dose di 16 brani nella versione CD e 17 nel DVD. La scena è quasi sempre incentrata su di lei, che non si risparmia con le classiche movenze dell’animale da palcoscenico (come ho già ricordato altre volte, l’unica che al momento le può stare alla pari è un’altra Jopliniana, ma non solo, come Beth Hart) e una voce che esplode dai microfoni e dagli amplificatori,con una grinta, e una classe, invidiabili.

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La band la asseconda, Diamond inanella assolo su assolo, non è un chitarrista formidabile ma assai funzionale, il veterano Pete Levin alle tastiere dà il suo contributo per rendere il suono più caldo e vicino alla soul music, il resto lo fanno le loro canzoni: nell’ottantina di minuti del concerto si parte con il rock-blues jopliniano di Bliss Avenue, dove la voce stentorea e le urla da leonessa ferita del rock della Fuchs si fanno strada tra le chitarre affilate di Diamond e Beck (Matt, non conosco), costruzioni più raffinate ma sempre energiche, come Handful Too Many, dove le tre coriste e l’organo, ben spalleggiati da una sezione ritmica d’esperienza costituita dai fratelli Daley, permettono alla Fuchs di essere una novella regina del rock più ruspante. Ma non manca il soul sanguigno e coinvolgente di Livin’ On Sunday, dai ritmi ondeggianti, il rock’n’roll quasi stonesiano di How Did Things Get This Way, una ballata straniante e ad alto contenuto emotivo come So Hard To Love, dedicata al fratello scomparso, dove Dana canta veramente con il cuore in mano, un attimo di dolce malinconia che poi si riversa nelle gioiose derive funky-soul di una deliziosa Summersong e nuovamente nel R&R intemerato della poderosa Set It On Fire, quasi alla Creedence, con l’onnipresente call and response con le brave vocalist aggiunte che rispondono ai nomi di Elaine Caswell, Nicki Richards e Bette Sussman.

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Sad Salvation e Tell Me I’m Not Drinking https://www.youtube.com/watch?v=WR8xK81mLcM , in diversa sequenza nell’audio o nel video, sono i brani dell’intermezzo acustico, quasi gospel, la prima, accapella e poi accompagnata solo da una chitarra e una delicata ballata, la seconda. Love To Beg, solo sul DVD, la title-track del terzo disco e l’incalzante Rodents In The Attic, rialzano la quota rock del concerto, mentre Nothin’ On My Mind è un blues in quota pianistica, Vagabond Wind è un mid-tempo soul rock degno della sua “maestra” Janis Joplin, cantato a voce spiegata e anche la successiva Long Long Game sta sempre da quelle parti, prima di tuffarci nelle turbolenze chitarristiche della conclusiva Keep On Walkin’, che ti stendono definitivamente https://www.youtube.com/watch?v=Ht8s4bi8z0w . I bis ci regalano due capolavori del rock (e del soul): I’ve Been Loving You Too Long, è la soul ballad emozionante di Otis Redding https://www.youtube.com/watch?v=_29B6C5YyXE  e Don’t Let Me Down, illustra un’altra delle grandi passioni di Dana Fuchs, i Beatles https://www.youtube.com/watch?v=00ivygmm5N4 . In mezzo a tante figurine di plastica che abitano la musica di oggi, una cantante vera!

Bruno Conti

Robuste Pillole Rinvigorenti! Blues Pills CD+DVD

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Blues Pills – Blues Pills – CD+DVD  Nuclear Blast Records

Nuova formazione che si affaccia sulla scena musicale, i Blues Pills sono piuttosto giovani (età media poco più di 20 anni), ma in due anni di attività hanno già pubblicato tre EP, perlopiù in vinile, tra cui uno dal vivo registrato al prestigioso Rockpalast https://www.youtube.com/watch?v=PW9Pl6ZIbHI (e non a caso il disco è entrato nella Top 5 in Germania). Sono in quattro, Elin Larsson, la cantante, viene dalla Svezia, ed è chiaramente influenzata dalla musica di Janis Joplin (dicono anche da Aretha Franklin, ma non mi è parso), quella più rock e selvaggia peraltro, magari più Lynn Carey, detta anche Mama Lion, una epigona più dura della grande Janis, in attività nei primi anni ’70, bella voce che può rimandare anche alle primissime cose di Beth Hart o Dana Fuchs e, perché no, anche a Grace Potter con i suoi Nocturnals. Il chitarrista, francese, si chiama Dorrian Sorriaux, mentre la sezione ritmica è composta dagli americani Zack Anderson e Cory Berry (che nel frattempo ha lasciato il gruppo) https://www.youtube.com/watch?v=1gp6PbDrucg   .

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Per loro sono stati scomodati paragoni con i Big Brother, i Led Zeppelin, Jimi Hendrix, i Cream, i primi Fleetwood Mac, quelli di Peter Green, e qui devo dire che sono d’accordo, alcuni passaggi chitarristici di Sorriaux possono ricordare le atmosfere di Then Play On o di brani come The Green Manalishi. Vista l’etichetta per cui incidono, la Nuclear Blast, anche i legami con l’hard rock, se non l’heavy, ogni tanto li portano forse ad esagerare, a forzare le sonorità dal blues-rock verso certo hard targato anni ’70, ma più spesso, senza frenare la loro irruenza giovanile, riescono a veicolare l’indubbia potenza vocale della Larsson verso un suono più “studiato” che lascia ampio spazio alle improvvisazioni della solista del giovane Dorrian https://www.youtube.com/watch?v=zcamFdoXiQ4 .

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Il disco contiene 10 brani, tutti originali, almeno nella firma degli autori, se non nei risultati sonori che indubbiamente sono molto derivativi, ma non si può fare a meno di ammirare la grinta e l’impegno che ci mettono, e anche la perizia tecnica dei vari musicisti e della cantante. Esistono anche altre versioni del disco, una Exclusive con 14 brani, un’altra con allegato un eccellente DVD, sette brani registrati dal vivo all’Hammer Of Doom Festival nel 2013. Anche l’iconografia, copertina del disco, modo di vestire dei componenti, capelli lunghi da Summer Of Love, si rifà moltissimo agli anni a cavallo tra fine anni ’60 e primi ’70, e quindi poteva andarci peggio. I brani sono tutti piuttosto buoni, forse con una certa uniformità qualitativa, niente che si eleva sopra la media, ma neppure canzoni chiaramente scadenti: si va dalla scarica di potenza dell’iniziale High Class Woman, con la sezione ritmica tiratissima, la Larsson che scalda subito l’ugola e Sorriaux che alterna riff potenti a passaggi raffinati che ricordano il Peter Green già citato, a un brano come Ain’t No Change che prosegue questa ricerca di sonorità più ricercate della solista prima di lasciare spazio ai ritmi incalzanti di basso e batteria che lanciano la voce di Elin verso derive più hard https://www.youtube.com/watch?v=MUGwN1YPFg0 . I nostri amici non fanno prigionieri, anche Jupiter è piuttosto duretta, con un wah-wah che conferisce ulteriori connotati seventies alla musica https://www.youtube.com/watch?v=R5Evh8E3_oI , mentre Black Smoke rallenta i ritmi verso atmosfere più psichedeliche, e qui i paralleli con i Big Brother della Joplin si colgono, con continui cambi di tempo e accelerazioni improvvise che tengono viva l’attenzione dell’ascoltatore.

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River ha un mood più sognante, la frenesia rock si placa per un attimo e la band lascia intravedere anche momenti più delicati per quanto sempre pervasi dal quel sentire rock che li contraddistingue, con la slide che disegna traiettorie interessanti https://www.youtube.com/watch?v=wHhABdBLJqE . Anche No Hope Left For Me è più tranquilla, uno degli episodi più bluesati dell’album, con voce e chitarra che si dividono la guida del brano; Devil Man era il titolo di uno degli EP che hanno preceduto questo CD, una nuova scarica di adrenalina violenta, molto zeppeliniana https://www.youtube.com/watch?v=g6p2R8jaUW0 , per contro Astralplane torna ai tempi più sospesi e trasognati dei Fleetwood Mac già citati più volte, anche se l’energia che esce dagli speaker è sempre palpabile, con l’ottimo lavoro alla solista di Sorriaux https://www.youtube.com/watch?v=rx4oAAT9HBQ . Gypsy, di nuovo con una bella slide in evidenza è un altro potenziale singolo per qualche vecchia emittente rock, con l’urlo della Elin a guidare i suoi compari. Conclude Little Sun, forse l’unica ballata presente in questo esordio, un’oasi di tranquillità nel vortice sonoro che esce da questo primo disco dei Blues Pills https://www.youtube.com/watch?v=FJNoD5Mcodo . Non male, da tenere d’occhio.

Bruno Conti

Altri Dischi Dal Vivo, Sempre Quasi Ufficiali! The Band, Stephen Stills, David Crosby, Bonnie Raitt and Lowell George, Ry Cooder, James Taylor, Tom Waits, Santana, Gram Parsons, Janis Joplin

the band palladium circles the band carter barrom

Dopo il numero speciale dedicato al triplo di Bruce Springsteen vediamo gli altri titoli più interessanti, diciamo quasi ufficiali, usciti o di prossima uscita, in questo periodo. Non vi indico le date in quanto trattandosi di etichette “ballerine” non sempre sono molto attendibili, la qualità sonora è spesso e volentieri molto buona ed il contenuto pure, trattandosi quasi sempre di broadcast radiofonici. Non dimentichiamo che i potenziali acquirenti di questi prodotti sono appassionati che il più delle volte posseggono l’opera omnia degli artisti interessati e quindi certamente non danneggiano le case discografiche e gli artisti stessi, al limite quelli che ne beneficiamo sono i misteriosi personaggi alle spalle di queste operazioni. Comunque visto che si tratta di buona musica, ed in questo Blog è quello che ce interessa, procediamo con la disamina, partendo da ben due titoli dedicati alla Band.

The Band – Palladium Circles: The Classic NYC Broadcast 1976 – Iconography

The Band Carter Barron Amphitheater, Washington DC, July 17th 1976 – Keyhole

Entrambi i concerti provengono più o meno dallo stesso periodo, gli ultimi mesi di vita del gruppo di Robbie Robertson, Levon Helm, Rick Danko, Garth Hudson Richard Manuel, un paio di mesi prima della registrazione del “mitico” The Last Waltz, e il repertorio delle serate, pur presentando parecchi punti in comune è differente nei due CD, oltre che nelle esecuzioni, quindi niente timore, non si tratta di duplicati dello stesso concerto (come può capitare in questo materiale di dubbia provenienza, dove la “fregatura” potrebbe essere proprio nel fatto che, in alcuni casi, sono gli stessi concerti, sia pure con titoli diversi, ma non è questo il caso). Questo il contenuto dei due concerti:

Palladium, New York City https://www.youtube.com/watch?v=cNk2G8SxzaA

1. Ophelia
2. The Shape I’m In
3. It Makes No Difference
4. The Weight
5. King Harvest
6. Twilight
7. The Night They Drove Old Dixie Down
8. Across The Great Divide
9. Stage Fright
10. Acadian Driftwood
11. The Genetic Method
12. Chest Fever
13. This Wheel’s On Fire
14. Don’t Do It
15. Up On Cripple Creek
16. Life Is A Carnival
17. W.S. Walcott Medicine Show

Carter Barron, Washington DC https://www.youtube.com/watch?v=qNNSYrMix8k

1. Don’t Do It
2. The Shape I’m In
3. It Makes No Difference
4. The Weight
5. King Harvest (Has Surely Come)
6. Twilight
7. Ophelia
8. Tears Of Rage
9. Forbidden Fruit
10. This Wheel’s On Fire
11. The Night They Drove Old Dixie Down
12. The Genetic Method
13. Chest Fever
14. Up On Cripple Creek
15. The W.S. Walcott Medicine Show

stephen stills bread & roses festival

Stephen Stills- Bread And Roses Festival 04-09-1978 – Klondike

Si tratta di una rara apparizione acustica al Festival benefico organizzato da Mimi Farina, la sorella di Joan Baez, e tenuto al Greek Theater di Berkeley https://www.youtube.com/watch?v=78DMXbhsuUk . Da Thoroughfare Gap, che era il non proprio fantastico disco uscito in quel periodo, per fortuna ci sono solo due brani:

1. Love The One You’re With
2. Not Fade Away
3. One Moment At A Time
4. Everybody’s Talkin’
5. 4+20
6. Colorado
7. Take Me Back To Ohio Valley
8. Jesus Gave Love Away For Free
9. Fallen Eagle
10. Old Man Trouble
11. Thoroughfare Gap
12. Medley: Crossroads/You Can’t Catch Me
13. 49 Bye Byes/For What It’s Worth

david crsoby towering inferno 1989

David Crosby – Towering Inferno: The 1989 Broadcast – Gossip

Molto buono anche questo concerto di Crosby, tenuto al Tower Theatre di Philadelphia l’8 aprile del 1989. Accompagnato da una ottima band: Michael Finnigan (keyboards), Dan Dugmore (guitar), Jody Cortez (drums), e Davey Faragher (bass/vocals), questa è la tracklist della serata:

1. Tracks In The Dust
2. Guinnevere
3. Dreams
4. Drive My Car
5. Lady Of The Harbour
6. Deja Vu
7. Wooden Ships
8. Almost Cut My Hair https://www.youtube.com/watch?v=eec9hE-WZ0k
9. Long Time Gone

bonnie raiit lowell george ultrasonic studios 1972

Bonnie Raitt And Lowell George – Ultrasonic Studios 1972 – Iconography

Questa è una vera chicca, una session agli studi Ultrasonic di NYC nel 1972, con Bonnie Raitt accompagnata alla chitarra da Lowell George, che alla richiesta del presentatore della serata di eseguire Willin’ propone una nuovissima per l’epoca (siamo ancora negli anni della guerra del Vietnam) A Apolitical Blues. Ospite della serata anche John Hammond e Freebo al basso. Questa la sequenza dei brani:

https://www.youtube.com/watch?v=1GALqVg3biE

1. Intro
2. Love Me Like A Man
3. Under The Falling Sky
4. Love Has No Pride
5. Going Down To Louisiana
6. Can’t Find My Way Home
7. Big Road Blues
8. You Got To Know How
9. Apolitical Blues
10. Riding In The Moonlight
11. As The Years Go By
12. All Night Long
13. I Can’t Be Satisfied
14. The Sky Is Crying
15. Honest I Do
16. It’s Too Late

ry cooder broadcast from the plant 1974

Ry Cooder – Broadcast From The Plant: 1974 Record Plant, Sausalito, CA – All Access

Altro eccellente reperto d’epoca, Ry Cooder ai celeberrimi Record Plant Studios di Sausalito, con Russ Titelman al basso e Jim Keltner alla batteria, più Milt Holland – percussion, drums Bobby King – backing vocals Gene Mumford – backing vocals Cliff Givens – backing vocals, in promozione radiofonica per l’album Paradise And Lunch, ci regala una delle migliori performances di una sfolgorante carriera (a dimostrazione che questi album spesso sono delle vere pepite d’oro, scovate negli archivi o riprese, migliorate, da vecchi bootleg). Grande repertorio:

1. Police Dog Blues
2. F.D.R. In Trinidad
3. If Walls Could Talk
4. Tamp ‘Em Up Solid
5. Ax Sweet Mama
6. Billy The Kid
7. Vigilante Man
8. How Can A Poor Man Stand Such Times And Live https://www.youtube.com/watch?v=i8mOF332uwQ
9. Tattler
10. Comin’ In On A Wing And A Prayer
11. Alimony
12. Teardrops Will Fall
13. I’m A Pilgrim

james taylor georgia on my mind live in atlanta 1981

James Taylor – Georgia On My Mind: Live In Atlanta 1981 – Iconography

Questo titolo in particolare è dato in uscita il 18 agosto: si tratta di un concerto di James Taylor non più nel periodo d’oro (i capelli cominciano ad andarsene) ma sempre una buona annata, 1981, non so il giorno esatto, Atlanta Civic Center, nel corso del tour promozionale per il disco Dad Loves Is Work, buono ma non esattamente eccelso, però il concerto è nobilitato anche dalla ottima band che accompagna James: Dan Dugmore e Waddy Wachtel alle chitarre, Leland Sklar basso, Don Grolnick tastiere, Rick Marotta batteria, David Lasley e Arnold McCuller, armonie vocali, più John David Souther che canta con James Taylor una fantastica versione di Her Town Too https://www.youtube.com/watch?v=CQR1In6lGCg , forse il brano migliore di quel disco. Il resto non è da meno:

1. How Sweet It Is
2. Stand And Fight
3. Up On The Roof
4. Fire And Rain
5. Steamroller
6. Daddy’s All Gone
7. Her Town Too
8. Mexico
9. Country Road
10. Money Machine
11. You’ve Got A Friend

tom waits a s mall affair in ohio

Tom Waits – A Small Affair In Ohio: FM Radio Broadcast, Live In Cleveland, 1977 – All Access

Altro notevole concerto, registrato il 25 ottobre del 1977 all’Agora Ballroom di Cleveland https://www.youtube.com/watch?v=UeHUZt6cwLU , per promuovere Foreign Affairs, ma come era spesso (ed è tuttora) vezzo di questi grandi artisti il grosso del repertorio della serata viene dal precedente Small Change:

1. Standing On The Corner
2. I Never Talk To Strangers
3. The One That Got Away
4. Depot, Depot
5. Jitterbug Boy
6. Step Right Up
7. Invitation To The Blues
8. Eggs & Sausage
9. Small Change
10. I Can’t Wait To Get Off Work

santana live at the ryanearson stadiumsantana live at the bootom line 1978

Santana – Live At The Rynearson Stadium, Ypsilanti MI 25TH May 1975 – Klondike

Santana – Live At The Bottom Line 1978: Radio Broadcast Recording – All Access

Un’altra accoppiata di concerti, questa volta relativi ai Santana, in entrambi i casi non siamo più nel periodo migliore della band del grande Carlos, ma soprattutto nel primo concerto, registrato nel 1975, l’anno dopo il grande Lotus, ci sono sprazzi della vecchia classe. Il nome della località è esotico ma siamo nel Michigan, nel concerto appare una rara Time Waits For No One https://www.youtube.com/watch?v=KBYbD62hOEY , un paio di brani da Borboletta, Soul Sacrifice dal primo album e i classici Black Magic Woman, Oye Como Va e Incident At Neshabur, canta tale Leon Patillo, Tom Coster, tastiere, Leon Ndugu Chancler, batteria, David Brown, basso, Armando Peraza, percussioni:

01 – Black Magic Woman
02 – Gypsy Queen
03 – Oye Como Va
04 – Time Waits For No One
05 – Give And Take
06 – Incident At Neshabur
07 – Savor
08 – Soul Sacrifice

Tre anni dopo, al leggendario Bottom Line di New York, 16 ottobre 1978, il disco da promuovere è Moonflower e pure questa serata sembra riuscita:

1. Well Alright
2. Black Magic Woman/Gypsy Queen
3. Dance Sister Dance
4. Europa
5. Dealer/Spanish Rose
6. Incident At Neshabur
7. Batuka/No One To Depend On
8. One Chain
9. She’s Not There
https://www.youtube.com/watch?v=wvcjlmxTeG8

10. Open Invitation
11. Jungle Strut
12. Transcendence
13. Evil Ways

gram parson featuring emmylou harris live new york 1973

Gram Parsons – Live New York 1973 featuring Emmylou Harris 2 CD Nova Sales

Questo il contenuto:

  1. Cry One More Time
  2. Six Weeks on the Road
  3. Streets of Baltimore
  4. Drug Store Truck
  5. California Cottonfields
  6. Love Hurts
  7. That’s All It Took
  8. We’ll Sweep Out the Ashes
  9. The New Soft Shoe
  10. Big Mouth Blues
  11. A Song for You
  12. We’ll Sweep Out the Ashes in the Morning
  13. Cold Cold Heart
  14. Still Feeling Blue
  15. That’s All It Took
  16. Folsom Prison Blues
  17. How Can I Forget You / Cry One More Time
  18. Ain’t No Beatle, Ain’t No Rolling Stone
  19. Song for You

Difficile capire l’esatta provenienza, visto che in passato sia la Rhino che la Sierra hanno pubblicato materiale di quel periodo. comunque molto interessante.

janis joplin on television

Per concludere con un extra, questo Janis Joplin On Television è pubblicato dalla Immortal, quindi c’è sia in CD che in DVD. Poco più di mezz’ora la durata, ma come si rileva dal retro copertina sembra materiale interessante anche in questo caso:

https://www.youtube.com/watch?v=jXlP7PyaHdA

https://www.youtube.com/watch?v=AC1TNgAx4AI

janis joplin on television back cover

That’s all, prossima lista, uscite imminenti agosto e inizio settembre, oltre alle recensioni che mancano all’appello.

Bruno Conti

Tra Soul E Blues, E Che Qualità! John Nemeth – Memphis Grease

john nemeth memphis grease

John Nemeth – Memphis Grease – Blue Corn Music

Sempre per il famoso assioma che sapere i nomi dei musicisti che suonano in un disco non sia importante, vediamo chi appare in questo Memphis Grease, il nuovo eccellente (e qui mi scopro subito) album di John Nemeth. Si fanno chiamare The Bo-Keys, in onore dei vecchi Bar-Kays (captata l’assonanza?) e come lascia intuire il titolo del disco vengono da Memphis; Tennessee, sono bianchi e neri, come è sempre il caso in queste formidabili formazioni e sono guidati da Scott Bomar, che è il bassista e anche il produttore, nonché quello che li ha assemblati per accompagnare Sir Mack Rice (un degno epigono Stax di Wilson Pickett, basti dire che ha scritto Respect Yourself e Mustang Sally), poi il gruppo ha proseguito registrando alcune colonne sonore tipo Hustle & Flow e Soul Men, oltre all’ottimo disco di Cyndi Lauper Memphis Blues. 

Gli altri sono anche meglio: Howard Grimes, il batterista, suonava nei dischi della Hi Records con Al Green e Ann Peebles, Mark Franklin, Kirk Smothers e Art Edmaiston erano con Rufus Thomas, Bobby “Blue” Bland e sempre Al Green, Joe Restivo e Al Gamble, sono più giovani, come Bomar, ma hanno già un pedigree notevole. Tra i vocalist coinvolti c’è anche l’ottima Susan Marshall. Se Nemeth, nativo dei dintorni di Boise nell’Idaho, ma da molti anni residente nella calda California si è trasferito a Memphis un motivo ci sarà, qualcosa che si respira nell’aria, per le vie, negli studi di registrazione. Il nostro amico, cantante ed armonicista, era già bravo di suo, come dimostrano i precedenti otto album, tra cui il notevole Name The Day, uscito nel 2010 per la Blind Pig, ma in questo album fa un ulteriore salto di qualità.

La quota blues è sempre presente, ma arricchita da una abbondante dose di soul e R&B di grande qualità, originali e cover indifferentemente, se vi sono piaciuti i dischi recenti di Boz Scaggs e Paul Rodgers, o amate gente come James Hunter, Shirley Jones, Eli “Paperboy” Reed (bravissimo, peccato lo conoscano in pochi), e quindi sia blue-eyed soul che veri soulmen di colore, non abbiate problemi, questo è il disco che fa per voi. Three Times A Fool, il brano che apre il disco, è una canzone scritta da Otis Rush, ma da come i musicisti la prendono di petto, infarcita di fiati e con ritmi errebì carnali, avreste potuto trovarla su un disco d’epoca di Albert King, magari su Stax, con l’armonica al posto della proverbiale chitarra e una voce nera come il carbone. Saranno anche “revivalisti” questi musicisti, ma viva il revival se è così bello, Joe Restivo, per non sbagliare, ci piazza comunque un assolo di chitarra di quelli tosti e tirati https://www.youtube.com/watch?v=09X2TtizZLo .

Sooner Or Later è un delizioso mid-tempo soul, con fiati sincopati e la voce vellutata di Nemeth che titilla i vostri padiglioni auricolari https://www.youtube.com/watch?v=OccUNl4EHSM , mentre Her Good Lovin’ è un funky-blues di quelli duri e puri con la chitarrina di Restivo e l’organo di Gamble che spingono la voce di John verso le vette dei grandi neri del passato, senza dimenticare di soffiare con gusto nella sua armonica. Stop, il pezzo di Mort Shuman e Jerry Ragovoy, avrebbe potuto, come Piece Of My Heart, Try, Cry Baby, Get It While You Can, far parte del fantastico repertorio di Janis Joplin, invece la cantò “solo” Howard Tate e apparve in Supersession di Al Kooper & Mike Bloomfield , Nemeth la interpreta alla grande e Restivo ci piazza pure un bel assolo di chitarra, di quelli fulminanti. If It Ain’t Broke è una ballata deep soul, di quelle da tagliarsi le vene, con il nostro John che canta come fosse Al Green reincarnato in un corpo bianco, falsetto incluso, una meraviglia.

 

I Can’t Help Myself torna verso tematiche più errebi, grinta della ritmica e dei fiati, organo e chitarra d’ordinanza e vai! Poi c’è una cosa meravigliosa: una versione di Crying, proprio quella di Roy Orbison, trasformata come solo Otis Redding o qualche altro genio dei tempi, avrebbe potuto farla ai Muscle Shoals, sul finire degli anni ’60, da brividi, sentire le liriche classiche in un ambito soul è una delizia assoluta! Anche solo per questo brano il disco varrebbe il prezzo di acquisto, ma pure il resto non scherza, My Baby’s Gone sta ancora tra blues e R&B sanguigno, con l’armonica che pennella, Testify My Love addirittura va verso il gospel più celestiale, Bad Luck Is My Name è un altro funky-blues fiatistico e sanguigno, mentre Keep The Love A Comin’, è solo un bel pezzo di blues, fatto come Dio comanda e anche Elbows On The Wheel è su queste coordinate, ritmi funky e suoni blues, con corettini immancabili, anche se siamo nelle normalità, in confronto ad alcune perle di questo Memphis Grease. Che però ha un ultimo colpo di coda, con un’altra ballata languida come I Wish I Was Home dove si gusta ancora una volta il perfetto phrasing della voce di John Nemeth, l’intonazione impeccabile, se preferite in italiano. Se vi piacciono il soul e il blues, meglio se insieme, ultimamente di dischi così belli ne escono pochi.

Bruno Conti

Voce E Talento In Armonia. Dal Canada Serena Ryder!

serena ryder harmony.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serena Ryder – Harmony – Serenader Source/Emi Music 2012/2013

Figlia d’arte (il padre, originario di Trinidad è stato un buon percussionista e la madre una valente corista), Serena Ryder è cresciuta ascoltando i dischi dei Beatles e del grande Leonard Cohen, che ha trovato nella collezione dei suoi genitori. Serena arriva da Millbrook, Ontario (Canada), e da quando il padre (all’età di tredici anni) le ha regalato una chitarra, la sua primaria aspirazione è stata comporre musica, suonarla e cantarla, avendo nelle orecchie i migliori artisti del folk, del rock e della scena alternativa americana e canadese, da Steve Earle a John Prine oltre al già citato Leonard Cohen.

Così a soli 24 anni la rocker canadese aveva già inciso quanto una stagionata veterana del “music-business”, a partire dall’introvabile esordio di Falling Out (99), numerosi EP, live e nastri autoprodotti, una mezza dozzina di lavori di tutto rispetto, tra cui occorre ricordare Unlikely Emergency (2004) con l’aiuto del sottovalutato Hawksley Workman (songwriter dalle eccelse qualità vocali) e If Your Memory Serves You Well (2006), una raffinata antologia di cover (riletture desunte dal repertorio di numerosi connazionali), che la porta ad aggiudicarsi in Canada il prestigioso Juno Awards 2008, come nuova artista dell’anno. Il passo successivo è il contratto con la Atlantic e l’uscita del notevole Is It O.K. (2008), cui fa seguito il folgorante Live In South Carolina (2011), e dopo una breve pausa arriva questo Harmony (uscito in Canada a Natale dello scorso anno e ora anche nel resto del mondo), prodotto da Jerrod Bettis (Gavin DeGraw) e Jon Levine (Nelly Furtado), il tutto registrato nel “cottage” di casa Ryder.

L’iniziale What I Wouldn’t Do è veloce, orecchiabile, mette subito di buon umore, poi ci sono le ballate Fall e Call Me, dove l’influenza del repertorio di Adele è facilmente riscontrabile. Con Baby Come Back  arrivano i tamburi e l’essenza di una voce che mastica rock e passione, come in Please Baby Please una perla al pianoforte, che Serena ci serve con gli arrangiamenti di archi di Rob Simonsen (confesso di non conoscere), noto autore di colonne sonore americano. For You che cita il classico I Put A Spell On You, e quindi riporta il nome di Screamin’ Jay Hawkins tra gli autori, sembra uscita dai titoli di coda di un film di James Bond, mentre Heavy Love, con le chitarre in primo piano ricorda la migliore Tracy Chapman. E ancora a seguire il “singolo” Stompa,  con un riff che ti martella e non ti lascia più. Gran finale con Mary Go Round che è quasi funky rock, splendida voce, grinta e arrangiamento musicale entusiasmante, e la chiusura a cappella di Nobody But You, solo un minuto, ma intenso.

Harmony è un lavoro piacevole e riuscito, ma dal vivo è un’altra cosa, dieci brani (sono dodici nella nuova versione internazionale) che si incrociano in diversi stili, dove la splendida voce della Ryder sembra a suo agio in tutte le situazioni, sa passare dal grido più rabbioso, alla delicatezza del sussurro (nelle ballate), e percorrere le strade tracciate dalle migliori cantanti rock “a stelle e strisce” (Melissa Etheridge su tutte, e le mie favorite Beth Hart e Dana Fuchs, oltre alla fonte di ispirazione di tutte, Janis Joplin). Serena Ryder (segnatevi il nome), un’artista canadese, una voce e un talento (per chi scrive), che lascia senza parole.

Tino Montanari

Sempre Più Bravi! Trampled Under Foot – Badlands

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Trampled Under Foot –  Badlands – Telarc International 2013

Non mi sorprende affatto che i tre fratelli che compongono il gruppo Trampled Under Foot siano cresciuti ulteriormente ed in modo esponenziale dopo il notevole Wrong Side Of The Blues (2011), (recensito come sempre con lungimiranza dal titolare di questo Blog, su queste pagine virtuali e sulla rivista musicale Buscadero strani-casi-di-parentela-trampled-under-foot-wrong-side-of-t.html), in quanto la cantante bassista Danielle Schnebelen, il batterista Kris Schnebelen e il cantante chitarrista Nick Schnebelen, hanno vissuto e respirato blues fin dalla tenera età in quel di Kansas City (una città conosciuta oltre che per il bellissimo film di Robert Altman, per la sua leggendaria scena musicale). In aggiunta al “nucleo familiare” compongono il gruppo il produttore e percussionista Tony Braunagel (Phantom Blues Band), il veterano Mike Finnigan (tastierista con Etta James, Bonnie Raitt e Jimi Hendrix), e Lisa Swedelund presente alle armonie vocali, il tutto è stato registrato agli Independent Street Studiosdi New Orleans.

Ad accendere la miccia ci pensa la veloce Bad Bad Feeling, con un notevole assolo chitarristico di Nick che asseconda la bella voce di Danielle, seguita da una convincente Dark Of The Night, mentre il blues imperversa in Don’t Want No Woman. Si cambia ritmo con la dolce Mary, cantata al meglio da Danielle , mentre Badlands, leggermente più veloce, vede i due fratelli Nick & Kris alternarsi al canto, e a seguire la ballata You Never Really Loved Me mette in risalto la grinta della sorella Dan e le tastiere di Finnigan. Altra miscela di rock-blues e mid tempo nelle Pain In My Mind e I Don’t Try, la prima interpretata dalla voce abrasiva di Nick, la seconda da Danielle (che mi ricorda la miglior Bonnie Raitt). Arriva il momento del “bluesaccio” Desperate Heart dove la voce di Nick sembra essere posseduta dall’anima di Otis Rush, mentre in Down To The River ci sono cenni evidenti di country blues, a cui fa seguito una Home To You dalla ritmica vagamente jazzata e il classico blues di Two Go Down, che vede di turno al canto ancora Danielle. La miccia esplode alla fine, con un omaggio a James Brown (grande autore di ballate) con una stratosferica versione di It’s A Man’s Man’s Man’s World, dove questa volta è l’anima di Janis Joplin a entrare nelle corde vocali di Miss Danielle Schnebelen, che dimostra ancora una volta di essere il “valore aggiunto” di questo fantastico gruppo.

Badlands è un lavoro di blues bello ed eterogeneo, ben suonato ed altrettanto ben cantato (come non ascoltavo da tempo), da una band, i Trampled Under Foot, sempre più sulla rampa di lancio, che chiedono solo di essere ascoltati, a dispetto di tanti “mestieranti” del settore.

Tino Montanari

NDB. Per l’occasione ho ceduto questi miei “clienti” abituali a Tino. Con quel titolo non si può sbagliare, confermo tutto!

“Grandi Voci”: Dopo Beth Hart, Dana Fuchs – Bliss Avenue

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Dana Fuchs – Bliss Avenue – Ruf Records

Ho sempre avuto una predilezione per le grandi voci femminili rock, e negli ultimi anni sto avendo una serie di soddisfazioni, Beth Hart in primis (entrambe fanno I’d Rather Go Blind e Whole Lotta Love in modo incredibile) e in misura minore Grace Potter mi sembra si avvicinino al prototipo delle grandi cantanti del passato, e anche Dana Fuchs, che seguo da un po’ di anni, fa parte di questa famiglia. Passione per Janis Joplin (se ogni volta che qualcuno la nomina fosse possibile avere un soldino dal “topino dei denti”, avrei costruito un patrimonio, ma è la verità), Etta James, il rock degli anni ’70, quando era possibile fare un album libero da schemi musicali, rock, blues, soul, country, la musica dei Beatles e degli Zeppelin, tutte insieme nello stesso disco, aaahh che goduria!

Dana Fuchs ha seguito tutta la trafila, trasferita a New York dalla  Florida in cui viveva, negli anni ‘90, quando aveva 19 anni la tragedia di perdere per suicidio la sorella maggiore e la decisione di perseverare con la musica, i primi ingaggi Live nei locali della Grande Mela, l’incontro con Jon Diamond che era stato in precedenza il chitarrista di Joan Osborne (altra grande vocalist, l’avete vista in Love For Levon?), il primo disco in studio, Lonely For A Lifetime, uscito nel 2003 e ristampato lo scorso anno i-primi-passi-di-dana-fuchs-la-ristampa-di-lonely-for-a-life.html, la “scoperta” da parte dell’industria discografica che la sceglie per la parte di Sexy Sadie nell’immaginifico film Across The Universe della regista Julie Taymor (è la bella pennellona con i capelli ricciuti che canta con una voce della Madonna, Helter Skelter, Why Don’t We Do It In The Road, Don’t Let Me Down e altro). Ma prima ancora aveva fatto la cantante di jingle per MTV ed era stata l’interprete del musical Love, Janis (un destino in comune con Beth Hart, che l’aveva fatto prima di lei). In seguito, nel 2008, ha pubblicato un CD o DVD di difficile reperibilità, Live In NYC, che rende una idea della potenza esplosiva dei suoi concerti e finalmente viene messa sotto contratto dalla Ruf Records, che nel 2011 le pubblica il secondo disco di studio, Love To Beg. una-voce-straordinaria-il-disco-un-po-meno-dana-fuchs-love-t.html

Nel frattempo Dana Fuchs  perde anche il fratello in seguito ad un male incurabile. Alcuni di questi fatti sono l’ispirazione per i brani che compongono questo nuovo Bliss Avenue, forse il disco migliore della sua carriera: accompagnata dal fido Jon Diamond, che scrive tutte le musiche delle canzoni e con l’ottimo Glen Patscha dagli Ollabelle a organo e piano, già presente nel disco precedente, ma qui protagonista assoluto dei brani dal flavor più vicino al soul e al country e una sezione ritmica solidissima e swingante, con Shawn Pelton alla batteria e Jack Daley al basso. Dodici brani di notevole spessore che passano dal rock zeppeliniano dell’iniziale Bliss Avenue con la chitarra di Jon Diamond subito in evidenza (secondo alcuni non è un grande solista, ma per me è bravo, certo non è Bonamassa che ha fatto fare il salto di qualità a Beth Hart, ma rimane un chitarrista di tutto rispetto, anche eclettico). How Things Get That Way è un rock classico, con un bel riff anni ’70 e l’Hammond di Pascha pimpante al punto giusto. Handful Too Many è uno strano country-rock-blues in punta di piedi, con le vocalists di supporto Tabitha Fair e Nicki Richards che cominciano a farsi sentire. Fin qui, buono, lei canta benissimo ma manca quel quid, quella luce che si accende nella bellissima Livin’ On Sunday, coretti tra gospel e R&B, organo Memphis deep soul primi anni ’70, voce potente ma misurata, si comincia a godere.

Molto bella anche So Hard To Move, la canzone concepita sul letto di morte del fratello, dalla disgrazia nasce anche della grande musica, una intensa slow ballad ad alto tasso emozionale che si ispira a gente come Joplin e James ma poi si sviluppa come un brano al 100% di Dana Fuchs. Daddy’s Little Girl è un coinvolgente brano da Springsteen in gonnella, quello più spensierato e divertito mentre Rodents In The Attic è un rocker di quelli galoppanti, con ritmica e chitarra che tirano la volata ad una Dana incazzata per tutti quei “roditori” che le si agitano nel cervello dopo qualche bevuta di troppo (come espressione di gergo americana mi mancava). Baby Loves The Life è una notevole ballatona elettroacustica di quelle emozionali e anche Nothin’ In My Mind con chitarra acustica, piano e atmosfere country potrebbe uscire dalle sessions per Pearl, molto piacevole. Le chitarre tornano a fischiare e i ritmi accelerano per Keep On Walkin’ che suona come un incrocio tra Free e Creedence. Eccellente anche la ballata mid-tempo Vagabond Wind e la chiusura rock di Long Long Game che sembra uscire da Led Zeppelin III o IV. Per chi ama le belle voci e il rock, non necessariamente nell’ordine!          

Bruno Conti