Era Ora, Finalmente Un Bel Johnny Winter Dal Vivo: Woodstock Revival 10 Year Anniversary Festival 1979

johnny winter woodstock revival

Johnny Winter – Woodstock Revival 10 Year Anniversary Festival 1979 – Klondike

Oh, finalmente un bel Johnny Winter dal vivo! Ironie a parte (ma non troppo, se è la verità), anche questo Live radiofonico relativo ad un broadcast del 1979 è molto buono. Leggendo le note, l’estensore ci ricorda che per il Festival di Woodstock ci sono stati concerti per festeggiare i 10, 25 e 30 anni (ma anche nel 2009, quello per il 40° Anniversario, e già progettano il 50° per il 2019): ma poi ci informa che però quello del decennale è stato uno dei migliori in assoluto perché la memoria dell’evento era fresca e i partecipanti ancora in forma e pimpanti (più o meno, a parte quelli morti). Ci viene comunicato che l’evento si tenne ai Park Meadows Racetrack di Long Island, Brookhaven, stato di New York e non nel sito originale, e che, a dimostrazione del fatto che i tempi erano cambiati, la Pepsi era lo sponsor della serata. Comunque, come detto, dettagli a parte, il concerto dell’8 settembre è decisamente buono; Johnny Winter si presenta con il suo classico trio dell’epoca, Jon Paris, basso e armonica e Bobby T Torello, alla batteria.

Non vi ricordo per l’ennesima volta l’immenso talento di Winter (ma l’ho appena fatto) sia come chitarrista che come portabandiera del blues più sanguigno, ma anche del R&R più selvaggio, entrambi ottimamente rappresentati in questa serata. Quindi se non ne avete ancora abbastanza di concerti del musicista texano, questo si situa su una fascia medio-alta, sia come contenuti che come qualità sonora, eccellente (tra le migliori dei molti broadcast a lui dedicati), e il menu della serata comprende l’apertura affidata a una sparatissima Hideaway di Freddie King, presa a velocità di crociera elevatissima e con rimandi e citazioni anche per Peter Gunn e inserti wah-wah hendrixiani, gran versione, con la ritmica che pompa di brutto, assolo di basso di Paris incluso. Messin’ With The Kid, il brano di Junior Wells, era di recente apparso su Red Hot & Blue, il disco del 1978, ma dal vivo è tutta un’altra storia, Winter è in gran forma anche a livello vocale e dopo il vorticoso pezzo di Wells si lancia subito nel riff immortale di Johnny B. Goode, preceduto dal suo classico urlo “Rock and Roll” e quello è, la sua versione sempre una tra le più belle di questo standard del R&R.

Ma pure l’omaggio al blues e a Robert Johnson con una splendida Come On In My Kitchen è da manuale, con Jon Paris anche all’armonica e Winter che passa alla slide, dove è uno dei maestri assoluti dello stile, come dimostra la turbinosa ripresa di Rollin’ And Tumblin’, un Muddy Waters d’annata, in cui il bottleneck di Winter viaggia come un treno senza guidatore, a livelli di intensità micidiali, in uno dei momenti migliori di un concerto comunque sempre ad alto livello. Help Me rallenta i tempi ma non il vigore della performance, il classico groove del pezzo viene illuminato da altri sprazzi di bravura di Johnny con la sua solista. Perfino un brano “minore” come Stranger, che era su John Dawson Winter III, riceve un trattamento sontuoso, con la solista accarezzata, titillata, strapazzata, con grande ardore, e il nostro che canta con verve decisa, in una serata di quelle ottime, senza lati negativi, solo musica di grande qualità. Serata che si conclude con una versione squassante di Jumpin’ Jack Flash che forse neppure gli Stones migliori avrebbero potuto pareggiare, quanto a potenza e grinta. E, non contento, richiamato a gran voce dal pubblico, ritorna per un altro mezzo terremoto R&R (breve drum solo di Torello annesso) sotto forma di Bony Moronie di Little Richard via Larry Williams, altro devastante esempio di quello che poteva regalare Johnny Winter quando era in una serata giusta, e questa lo era. Solo 63 minuti, ma non un secondo superfluo!

Bruno Conti

Dagli Archivi Inesauribili Di Johnny Winter, Una Serata Con Dr. John. Live In Sweden 1987

Johnny Winter Dr. John Live in Sweden

Johnny Winter with Dr. John – Live In Sweden 1987 – MVD Entertainment Audio

Non è per le Bootleg Series, che pure dopo la scomparsa di Johnny Winter continuano imperterrite ad uscire, e sono giunte al capitolo 12, sempre prive di qualsivoglia informazione, e neppure proviene dalla benemerita serie di concerti del Rockpalast, il cui archivio nel caso dell’albino texano era già stato intaccato più di una volta. Ma con i Live tedeschi condivide la provenienza televisiva: e nonostante l’ennesima etichetta che pubblica questo Live In Sweden 1987, tale MVD Audio, come dice il titolo dell’album, si sa dove è stato registrato, e almeno l’anno in cui è stato inciso (anche se in rete si ricava che siamo in gennaio, ai Sonet Studios di Stoccolma, davanti ad un non numeroso, ma entusiasta, pubblico ad inviti). Non solo, il CD (o il DVD, perché esiste anche in quella versione, con un pezzo in più, registrato nel 1972 e di qualità pessima) ci informa anche sul nome dei musicisti; oltre al solito John Paris, al basso ed armonica e Tom Compton alla batteria, abbiamo il co-protagonista della serata, Dr. John, piano e voce, che porta una ventata di New Orleans sound al classico rock-blues del grande chitarrista americano. E il tutto, e non guasta, con una qualità sonora eccellente (quella video un po’ meno, diciamo televisiva, ma comunque decisamente buona), oltre al fatto che il repertorio è abbastanza inconsueto rispetto ad altri concerti dal vivo usciti nelle serie citate e nella sterminata quantità di album Live ufficiali pubblicati durante, e dopo, la lunghissima carriera di Winter.

https://www.youtube.com/watch?v=Jsg2P3kLUpc

A volere essere proprio pignoli (ma è giusto informare) il materiale era già uscito in un DVD del 2010 intitolato Live Through The 80’s, dove erano riportati tutti questi brani e altri pezzi registrati appunto negli anni ’80. Appurato tutto ciò, comunque il concerto è notevole, Winter è ancora in gran forma, suona sempre la chitarra come posseduto dal Dio del Blues ( e del rock), canta benissimo e nei sette brani (tutti piuttosto lunghi, un paio oltre i 10 minuti) che compongono il dischetto ci dimostra ancora una volta perché nel genere è stato uno dei più grandi di sempre: dall’iniziale Sound The Bell, che era sul disco della Alligator del 1985 Serious Business, un poderoso rock-blues dove il sinuoso basso di Paris e l’agile drumming di Compton sostengono abilmente il solismo vorticoso di un Johnny Winter in grande spolvero, si capisce subito che siamo capitati in una serata di grazia, il nostro non sembra in preda ai fiumi dell’alcol e o di altre sostanze, come è capitato in precedenti occasioni, e lascia fluire le note dalla sua chitarra con una classe ed una scioltezza sempre invidiabili. A seguire una lunghissima Don’t Take Advantage Of Me, tratta da Guitar Slinger, un pezzo dalle sonorità quasi hendrixiane o alla Cream, citazioni di Sunshine Of Your Love incluse, con Winter che estrae dalla solista un fiume inarrestabile di note. A conferma che il concerto era incentrato sul materiale dell’epoca, anche il terzo brano, Mojo Boogie, un pezzo di JB Lenoir, viene da Third Degree, il CD Alligator del 1986 che vedeva presente proprio Dr. John come ospite.

Mac Rebennack che peraltro fino a questo punto non si è visto né sentito, ma in Mojo Boogie Johnny estrae il suo bottleneck per una dimostrazione della sua quasi indiscussa supremazia nell’arte della slide guitar, e anche Paris alla armonica dà una mano allo spirito blues del pezzo. Finalmente per You Lie Too Much, che è proprio un brano a firma Rebennack, Winter introduce sul palco “Dr. John The Night Tripper” e l’alchimia tra i due funziona subito alla grande, con il piano assoluto protagonista della canzone e anche la voce dell’artista di New Orleans non è ancora quella di oggi, rotta da mille battaglie, ma appare viva e pimpante (la traccia uscirà poi sul disco di Winter Let Me In del 1991). Notevole anche Sugar Sweet un vecchio brano di Muddy Waters, cantato a due voci, e con le mani di Dr. John che volano sulla tastiera. Di nuovo il Dottore grande protagonista in una strepitosa Love Life And Money, sempre da Third Degree, ma tutti e due si scambiano energia in questo gagliardo slow blues, prima di lanciarsi in una vorticosa Jumpin’ Jack Flash, il pezzo degli Stones, oltre dieci minuti di puro e libidinoso rock’n’roll a denominazione di origine controllata, che conclude alla grande questa ottima serata. Gran bel concerto.

Bruno Conti

Ma Che Musica Maestro! Buddy Guy – I’ll Play The Blues For You…Live

buddy guy - i'll play the blues...live

Buddy Guy – I’ll Play The Blues For You…Live – Klondike Records 

Credo che tutti sappiamo chi sia Buddy Guy, forse l’ultimo dei grandi “originali” bluesmen del periodo d’oro ancora in vita, il chitarrista elettrico per eccellenza, uno che ha suonato a lungo, prima con Muddy Waters e poi con Junior Wells, ma anche con una carriera solista altrettanto lunga, pur se non particolarmente prolifica, avvenuta in un certo senso a periodi, prima quello a cavallo fine anni ’60,  primi ’70, con i bellissimi album per la Vanguard, poi il “ritorno” ad inizio anni ’80, con i dischi targati Alligator, e l’ultima fase, tutt’ora in corso, iniziata con Damn Right, I’ve Got The Blues, uscito nel 1991 per la Silvertone/BMG e che prosegue a tutt’oggi, con lo splendido Born To Play Guitar, recente vincitore del Grammy come miglior disco Blues nel 2016 http://discoclub.myblog.it/2015/08/03/lultimo-dei-chitarristi-blues-gran-forma-buddy-guy-born-to-play-guitar/ .

E il nostro è veramente nato per suonare la chitarra: nel corso degli anni, Jeff Beck, Eric Clapton, Jimmy Page e Jimi Hendrix, i quattro grandissimi dello strumento, ma poi anche Stevie Ray Vaughan, hanno ammesso l’influenza che il grande musicista di Lettsworth, Louisiana, ma da sempre cittadino onorario di Chicago, ha esercitato sulla loro formazione come chitarristi. Keith Richards e gli Stones stravedono per lui, nel 2012 al Kennedy Center gli hanno dato un premio alla carriera, in una serata in cui Jeff Beck e Beth Hart hanno incendiato la platea dei presenti (tra cui i Led Zeppelin al completo) con una versione memorabile di I’d Rather Go Blind, nel 2014 è stato “introdotto” nella Hall Of Fame, quindi i riconoscimenti, per una volta e per fortuna, non gli sono mancati da vivo, ma quelli a cui tiene di più sono quelli che raccoglie sui palchi in giro per il mondo, con una serie di concerti che sono sempre delle feste memorabili per gli amanti della chitarra.

Il suo stile spavaldo, quasi acido, con quel sound lancinante, forte e tenero, ma anche aggressivo,  è il prototipo del blues elettrico, Buddy Guy è anche un grande entertainer, uno showman con “trucchetti” alla chitarra che qualcosa hanno insegnato anche a Jimi e a tutti gli altri citati, ma è anche un grande tecnico dello strumento e un divulgatore, in grado di suonare il repertorio pure di molti colleghi, contemporanei e non, con cui ha condiviso lunghi tratti di vita.

 

Prendete questo concerto dal vivo, il solito broadcast “ufficiale”, una registrazione del 9 gennaio 1992, dallo Sting, New Britain nel Connecticut, Guy ha appena pubblicato quel Damn Right… citato prima e delizia il pubblico presente e quello sintonizzato alla radio con un concerto dove si apprezzano tutte le sue indubbie qualità: con la sua Stratocaster in overdrive infiamma il pubblico presente con una serie di brani dove gli assolo di chitarra si sprecano, ma anche tutto il contorno blues e rock è di primissima scelta. Il suono è buono, senza essere perfetto, da bootleg, ma di quelli ascoltabili, le canzoni però sono formidabili: un’oretta di musica dove Guy sciorina un repertorio che definire eclettico è quasi fargli un torto, da una Mary Had A Little Lamb, uno dei suoi rari successi per la Chess, a lungo nel repertorio di SRV, e qui in una versione scintillante, con la chitarra che scorre con una fluidità assoluta e quella voce aspra e vissuta che canta il blues come pochi hanno fatto, prima e dopo di lui.

 

A seguire una I Just Wanna Make Love To You che parte funky e diventa una fucilata rock-blues, prima di trasformarsi, sotto la forma di medley (un modo di proporre i brani tipico del Guy performer live) in You Can’t Fool A Fool, con Buddy che fa cantare tutto il pubblico presente, con il brano che diventa quasi jazzato grazie ad un pregevole assolo di piano, senza soluzione di continuità ci troviamo scaraventati nella leggendaria blues ballad I’ll Play The Blues For You, uno degli slow più belli del repertorio di Albert King, dove Guy accarezza con libidine la sua chitarra, per poi lanciarsi in un altro medley memorabile, con il trittico da sogno della ciondolante Everything’s Gonna Be Alright, l’omaggio a B.B. King con accenni di Rock Me Baby e Watch Yourself, poi è la volta del suo “allievo” Jimi Hendrix, con l’intro a tutto wah-wah di Voodoo Chile, che poi diventa l’inchino al “maestro” Muddy Waters di una poderosa Hoochie Coochie Man, un accenno a Cold Shot di Vaughan e poi è la volta di Strange Brew dei Cream di Eric Clapton, proposta in un medley con Mustang Sally, il pezzo di Wilson Pickett, l’unico tratto dall’album in teoria in promozione, con Guy che “addestra” il pubblico e i suoi musicisti come un domatore di tigri, oltre dieci minuti di pura magia sonora che diventano più di 15 minuti in una orgia di R&B e R&R per l’accoppiata mitica di Knock On Wood/Johnny Be Goode. Ma che musica Maestro!

Bruno Conti

Da Una Costola Degli Allman Brothers Vennero I Sea Level – Live In Chicago 1977

sea level live in chicago 1977

Sea Level – Live In Chicago 1977 –Live Wire 

Nel 1976, a seguito di varie tensioni interne tra i membri della band, si scioglievano una prima volta gli Allman Brothers (poi di nuovo insieme dal 1979 al 1981). Nell’interregno, tre componenti del gruppo, Chuck Leavell, Lamar Williams e Jaimoe, pensarono di dare vita ad una nuova formazione chiamata We Three, optando poi, con l’aggiunta dell’ottimo chitarrista Jimmy Nalls, per il nome Sea Level.  Già in quell’anno fecero molti tour, poi pubblicando l’anno successivo per la Capricorn il loro album di debutto omonimo, seguito, sempre nel 1977, da un ampliamento della band a sette elementi e la pubblicazione di Cats On the Coast, che con il successivo On The Edge è stato ristampato in CD come un twofer dalla Real Gone Music. Il primo omonimo album, quello più bello, a mio parere, era uscito in CD bervemente a fine anni ’90 per la Capricorn, ma è sparito da tempo: proprio da quel disco viene gran parte del materiale contenuto in questo Live In Chicago 1977, il solito broadcast radiofonico registrato nel luglio di quell’anno, inciso veramente benissimo e con un repertorio che riprende anche alcuni brani della Allman Brothers Band, con versioni notevoli di Statesboro Blues e Hot ‘Lanta, oltre ad altre escursioni nel blues con Hideaway e I’m Ready.

 

Per il resto si tratta perlopiù di brani strumentali con la band che usa uno stile che fonde un jazz-rock più “umano” di quello di gruppi come i Return To Forever di Chick Corea o gli Eleventh House di Larry Coryell, con il classico southern del gruppo madre, grazie al virtuosismo spinto dei vari componenti della formazione. Lamar Williams era un bassista formidabile, che unito al drive inarrestabile di Jay Johanny Johanson (sarebbe Jaimoe con il suo vero nome per esteso), consentiva ai due solisti, Chuck Leavell, tuttora uno dei tastieristi migliori e più ricercati in ambito rock (chiedere agli Stones) e Jimmy Nalls, chitarrista sottovalutato, ma di grande valore, di dare libero sfogo alle loro capacità, senza eccedere troppo in un virtuosismo fine a sé stesso, diciamo il giusto. Si parte con una scintillante Tidal Wave dove l’intrecciarsi tra il liquido piano elettrico di Leavell, che si rifà molto al sound di Chuck Corea e la chitarra fantastica di Nalls, ricordano proprio i citati Return To Forever, anche se con un approccio meno cerebrale e più rock, anche vicino alle fughe strumentali degli Allman. E pure Rain In Spain ha quell’aura spagnoleggiante tipica del grande Chick e del suo socio dei tempi Al Di Meola, e comunque, se suonavano i ragazzi! Scarborough Fair, sempre tratta dal primo album è la ripresa di quel pezzo tradizionale, che tutti conosciamo nella versione di Simon & Garfunkel, sognante e delicata come si addice al pezzo, anche se la chitarra di Nalls è sempre pungente e la sezione ritmica indaffaratissima.

Si rimane nell’ambito dei pezzi strumentali con una cover fantastica della classica Hideaway di Freddie King che ci riporta al classico blues-rock della band di provenienza, come pure una vorticosa Hot ‘Lanta dove le tastiere magiche di Leavell si sostituiscono alla solista di Duane Allman in uno sfoggio di forza e bravura, prima di lasciare spazio al riff ricorrente del brano poi sviluppato in modo eccellente da Nalls. La lunga Patriotic Flag Weaver (quasi 10 minuti), con i suoi ritmi tra il marziale e il jazzato, rivisita l’inno nazionale a tempo di rock, con una lunga parentesi delle tastiere di Leavell nella parte centrale. Anche con Gran Larceny rimaniamo sempre in questo ambito jazz-rock virtuosistico per poi lasciare spazio al leggendario riff di Statesboro Blues, con Jimmy Nalls alla slide e la voce umana che fa la sua prima gradita apparizione in un concerto per il resto tutto strumentale, gran bella versione, ricca di grinta e stamina, e niente male anche la vorticosa Midnight Pass che ricorda i classici brani strumentali di Dickey Betts per gli Allmans. Si chiude a tempo di blues con I’m Ready, il pezzo del vecchio Muddy Waters che non manca di alzare la quota emotiva del concerto. Bella serata, preservata in modo perfetto per i posteri.

Bruno Conti

Novità Di Gennaio Parte II, Ristampe. Long Ryders, Stax Volt Box, Velvet Underground, Monkees, Muddy Waters, The Truth, Looking Stateside

long ryders final wild songs

Ci eravamo lasciati con la prima parte di questa rubrica nella prima decade di gennaio, in cui promettevo che ci sarebbero state altre due puntate dedicate alle anticipazioni discografiche sulle uscite del mese. In seguito, come avrete notato, molti album in uscita hanno avuto, e avranno, dei Post specifici a loro dedicati; domani penso Eleanor Friedberger, nei prossimi giorni a seguire Ben Caplan, Tedeschi Trucks Band e altri. Ovviamente comunque non si riesce a recensire tutto, per cui questa rubrica rimane utile per tratteggiare e segnalare in breve le novità più importanti, cercando di tornare, ove possibile, su quelle più interessanti, sempre, più o meno, secondo i nostri gusti. Oggi tocca ad alcuni cofanetti in uscita in questo mese di gennaio.

Iniziamo con il box di 4 CD dedicato ai Long Ryders, titolo Final Wild Songs, etichetta Cherry Red Records, riporta la discografia completa della band di Sid Griffin Stephen McCarthy, quindi tutti gli EP ed album originali, periodo storico anni 80, rimasterizzati ed arricchiti da bonus copiose, più un concerto inedito Live ‘T Beest, Goes, The Netherlands.

Grande band!

Ecco la lista completa dei contenuti:

CD1: 1983-1984]
Original 10/5/60 EP:
1. Join My Gang
2. You Don’t Know What’s Right…
3. 10/5/60
4. And She Rides
5. Born To Believe In You
Native Sons:
6. Final Wild Son
7. Ivory Tower
8. Run Dusty Run
9. (Sweet) Mental Revenge
10. Fair Game
11. Tell It To The Judge On Sunday
12. Wreck Of The 809
13. Too Close To The Light
14. Never Got To Meet The Mom
15. I Had A Dream
16. Masters Of War
17. Black Girl – Acoustic May-June 1984
18. Wreck Of The 809 – Acoustic May-June 1984
19. Further Along – Acoustic May-June 1984
20. The Rains Came – CBGBs April 1984
21. You Can’t Judge A Book By The Cover – West End, Chicago Nov 1984

[CD2: 1985]
State Of Our Union:
1. Looking For Lewis And Clark
2. Lights Of Downtown
3. WDIA
4. Mason-Dixon Line
5. Here Comes That Train Again
6. Years Long Ago
7. Good Times Tomorrow, Hard Times Today
8. Two Kinds Of Love
9. You Can’t Ride The Boxcars Anymore
10. Capturing The Flag
11. State Of My Union
12. Southside Of The Story
13. Child Bride
14. If I Were A Bramble And You Were A Rose
15. Looking For Lewis And Clark – OGWT
16. Lights Of Downtown – Captain’s Mix, Island Studios
17. Capturing The Flag – Captain’s Mix, Island Studios
18. Christmas In New Zealand – State Of Our Union
19. Encore From Hell

[CD3: 1986]
Two Fisted Tales:
1. Gunslinger Man
2. I Want You Bad
3. A Stitch In Time
4. The Light Gets In The Way
5. Prairie Fire
6. Baby’s In Toyland
7. Long Story Short
8. Man Of Misery
9. Harriet Tubman’s Gonna Carry Me Home
10. For The Rest Of My Days
11. Spectacular Fall
12. Ring Bells
Demos:
13. 17 Ways
14. Basic Black
15. Pushin’ Uphill
16. How Do We Feel What’s Real
17. He’s Got Himself A Young Girl (And He Can’t Keep Up)
18. He Can Hear His Brother Calling
19. Sad Sad Songs
20. Flak Jacket
21. Blues Theme

[CD4: Live ‘T Beest, Goes, The Netherlands]
1. Mason Dixon Line
2. Time Keeps Traveling
3. (Sweet) Mental Revenge
4. Run Dusty Run
5. You Don’t Know What’s Right…
6. As God Is My Witness
7. Ivory Tower
8. I Can’t Hide
9. Masters Of War
10. Wreck Of The 809
11. Good Times Tomorrow, Hard Times Today
12. Six Days On The Road
13. Southside Of The Story
14. Still Get By
15. Tell It To The Judge On Sunday

complete stax volt singles 1959 1968

In questo caso basta solo la parola, si tratta della ristampa in versione budget (prezzo tra i 35 e 40 euro, indicativamente) del mitico cofanetto volume 1 dedicato ai singoli in ordine cronologico della Stax Volt: Singles 1959-1968 è il titolo di questo box da 9 CD, il vero Santo Graal della soul music, assolutamente da avere, imperdibile. Basta leggere i titoli sotto, tra noti ed ignoti una vera enciclopedia della musica soul:

 CD1]
1. Fool In Love – The Veltones
2. ‘Cause I Love You – Carla & Rufus
3. Gee Whiz, Look At His Eyes – Carla Thomas
4. You Make Me Feel So Good – The Chips
5. A Love Of My Own – Carla Thomas
6. Last Night – The Mar-Keys
7. I Didn’t Believe – Rufus & Friend
8. I’m Going Home – Prince Conley
9. (Mama, Mama) Wish Me Good Luck – Carla Thomas
10. Morning After – The Mar-Keys
11. The Life I Live – Barbara Stephens
12. About Noon – The Mar-Keys
13. Burnt Biscuits – Triumphs
14. I Kinda Think He Does – Carla Thomas
15. Foxy – Mar-Keys
16. You Don’t Miss Your Water (Extended) – William Bell
17. Formula Of Love – William Bell
18. Goofin’ Off – Macy Skipper
19. Wait A Minute – Barbara Stephens
20. Sunday Jealous – Nick Charles
21. That’s The Way It Is With Me – Barbara Stephens
22. No Tears – The Tonettes
23. Pop-Eye Stroll – The Mar-Keys
24. The Three Dogwoods – Nick Charles
25. Why Should I Suffer With The Blues – The Canes
26. Whot’s Happenin’ – The Mar-Keys
27. Just Across The Street – The Del-Rios
28. There’s A Love – The Del-Rios
29. Can’t Ever Let You Go – Rufus Thomas

[CD2]
1. Green Onions – Booker T. & The MG’s
2. Behave Yourself – Booker T. & The MG’s
3. Any Other Way – William Bell
4. I’ll Bring It Home To You – Carla Thomas
5. Sack O’ Woe – The Mar-Keys
6. These Arms Of Mine – Otis Redding
7. Teardrop Sea – The Tonettes
8. The Dog – Rufus Thomas
9. Jelly Bread – Booker T. & The MG’s
10. I Told You So – William Bell
11. Bo-Time – The Mar-Keys
12. Home Grown – Booker T. & The MG’s
13. My Imaginary Guy – Deanie Parker & The Valadors
14. Just As I Thought – William Bell
15. What A Fool I’ve Been – Carla Thomas
16. The Hawg, Part I – Eddie Kirk
17. Don’t Be Afraid Of Love – Oscar Mack
18. That’s My Guy – Cheryl & Pam Johnson
19. Chinese Checkers – Booker T. & The MG’s
20. Somebody Mentioned Your Name – William Bell
21. What Can I Do – Bobby Marchan
22. That’s What My Heart Needs – Otis Redding
23. What Can It Be – The Astors
24. Bango – Billy & The King Bees
25. Them Bones – Eddie Kirk
26. Walking The Dog – Rufus Thomas
27. I’ll Show You – William Bell

[CD3]
1. Pain In My Heart – Otis Redding
2. Gee Whiz, It’s Christmas – Carla Thomas
3. Mo’ Onions – Booker T. & The MG’s
4. Frog Stomp – Floyd Newman
5. Can You Monkey Do The Dog – Rufus Thomas
6. You Won’t Do Right – Bobby Marchan
7. Wondering (When My Love Is Coming Home) – The Drapels
8. Each Step I Take – Deanie Parker
9. Honeydripper – The Van-Dells
10. Who Will It Be Tomorrow – William Bell
11. Come To Me – Otis Redding
12. Don’t Leave Me This Way – Otis Redding
13. I Don’t Want You Anymore – Eddie Jefferson
14. Restless – The Cobra’s
15. Somebody Stole My Dog – Rufus Thomas
16. Big Party – Barbara & The Browns
17. That’s Really Some Good – Rufus and Carla Thomas
18. Night Time Is The Right Time – Rufus and Carla Thomas
19. Security – Otis Redding
20. Dream Girl – Oscar Mack
21. Closer To My Baby – Dorothy Williams
22. I’ve Got No Time To Lose – Carla Thomas
23. Young Man – The Drapels
24. Soul Dressing – Booker T. & The MG’s
25. After Laughter (Comes Tears) – Wendy Rene
26. Can’t Explain How It Happened – Ivory Joe Hunter
27. Bush Bash – The Mar-Keys
28. Please Return To Me – The Fleets

[CD4]
1. Jump Back – Rufus Thomas
2. Chained And Bound – Otis Redding
3. In My Heart – Barbara & The Browns
4. Spunky – Johnny Jenkins
5. Bar-B-Q – Wendy Rene
6. The Sidewalk Surf – The Mad Lads
7. Can’t Be Still – Booker T. & The MG’s
8. A Woman’s Love – Carla Thomas
9. Yank Me (Doodle) – Baracudas
10. That’s How Strong My Love Is – Otis Redding
11. Mr. Pitiful – Otis Redding
12. Don’t Let Her Be Your Baby – Del-Rays
13. Can’t See You When I Want To – David Porter
14. My Lover – Barbara & The Browns
15. Got You On My Mind – The Admirals
16. How Do You Quit (Someone You Love) – Carla Thomas
17. Biggest Fool In Town – Gorgoeus George
18. Banana Juice – The Mar-Keys
19. Little Sally Walker – Rufus Thomas
20. A Place Nobody Can Find – Sam & Dave
21. Goodnight Baby – Sam & Dave
22. Boot-Leg – Booker T. & The MG’s
23. Outrage – Booker T. & The MG’s
24. I’ve Been Loving You Too Long – Otis Redding
25. I’m Depending On You – Otis Redding
26. Candy – The Astors
27. Give You What I Got – Wendy Rene

[CD5]
1. Stop! Look What You’re Doin – Carla Thomas
2. Willy Nilly – Rufus Thomas
3. Don’t Have To Shop Around – The Mad Lads
4. Crying All By Myself – William Bell
5. I Take What I Want – Sam & Dave
6. When You Move You Loose – Rufus and Carla Thomas
7. Respect – Otis Redding
8. Make It Me – The Premiers
9. The World Is Round – Rufus Thomas
10. In The Twilight Zone – The Astors
11. Blue Groove – Sir Isaac & The Do-Dads
12. You Don’t Know Like I Know – Sam & Dave
13. Grab This Thing (Part 1) – The Mar-Keys
14. Be My Lady – Booker T. & The MG’s
15. Comfort Me – Carla Thomas
16. I Can’t Turn You Loose – Otis Redding
17. Just One More Day – Otis Redding
18. I Want Someone – The Mad Lads
19. Birds & Bees – Rufus and Carla Thomas
20. Philly Dog – The Mar-Keys
21. I Had A Dream – Johnnie Taylor
22. Satisfaction – Otis Redding
23. Things Get Better – Eddie Floyd
24. I’ll Run Your Hurt Away – Ruby Johnson
25. Hot Dog – The Four Shells
26. Let Me Be Good To You – Carla Thomas
27. Hold On, I’m Comin’ – Sam & Dave

[CD6]
1. Laundromat Blues – Albert King
2. Sugar Sugar – The Mad Lads
3. Share What You Got (But Keep What You Need) – William Bell
4. Marching Off To War – William Bell
5. My Lover’s Prayer – Otis Redding
6. Your Good Thing (Is About To End) – Mable John
7. I Got To Love Somebody’s Baby – Johnnie Taylor
8. I Want A Girl – The Mad Lads
9. Knock On Wood – Eddie Floyd
10. B-A-B-Y – Carla Thomas
11. My Sweet Potato – Booker T. & The MG’s
12. Booker-Loo – Booker T. & The MG’s
13. Oh, Pretty Woman (Can’t Make You Love Me) (Single) – Albert King
14. Said I Wasn’t Gonna Tell Nobody (LP/Single Version) – Sam & Dave
15. Never Like This Before – William Bell
16. Fa-Fa-Fa-Fa-Fa [Sad Song] – Otis Redding
17. Patch My Heart – The Mad Lads
18. Sister’s Got A Boyfriend – Rufus Thomas
19. Come To Me My Darling (Single Version) – Ruby Johnson
20. When My Love Comes Down – Ruby Johnson
21. Try A Little Tenderness – Otis Redding
22. Crosscut Saw – Albert King
23. Little Bluebird – Johnnie Taylor
24. Toe-Hold – Johnnie Taylor
25. Jingle Bells – Booker T. & The MG’s

[CD7]
1. You Got Me Hummin’ (LP/Single Version) – Sam & Dave
2. You’re Taking Up Another Man’s Place – Mable John
3. All I Want For Christmas Is You – Carla Thomas
4. Please Uncle Sam (Send Back My Man) (Single Version) – The Charmels
5. Something Good Is Going To Happen To You – Carla Thomas
6. Raise Your Hand – Eddie Floyd
7. Ain’t That Loving You – Johnnie Taylor
8. I Don’t Want To Lose Your Love – The Mad Lads
9. When Something Is Wrong With My Baby – Sam & Dave
10. Let Me Slow Down – Bobby Wilson
11. Hip Hug-Her – Booker T. & The MG’s
12. Everybody Loves A Winner – William Bell
13. Mini-Skirt Minnie – Sir Mack Rice
14. When Tomorrow Comes – Carla Thomas
15. The Spoiler – Eddie Purell
16. I Love You More Than Words Can Say – Otis Redding
17. If I Ever Needed Love (I Sure Do Need It Now) – Ruby Johnson
18. Same Time, Same Place – Mable John
19. Tramp – Otis Redding & Carla Thomas
20. Soul Finger – The Bar-Kays
21. Knucklehead – The Bar-kays
22. Shake [Live Europe Version] – Otis Redding
23. Born Under A Bad Sign – Albert King
24. Soothe Me (LP/Single Version) – Sam & Dave
25. I Can’t Stand Up For Falling Down – Sam & Dave
26. Don’t Rock The Boat – Eddie Floyd

[CD8]
1. My Inspiration – The Mad Lads
2. Love Sickness – Sir Mack Rice
3. Sophisticated Sissy – Rufus Thomas
4. I’ll Always Have Faith In You – Carla Thomas
5. How Can You Mistreat The One You Love – Jeanne & The Darlings
6. Love Is A Doggone Good Thing – Eddie Floyd
7. Groovin’ – Booker T. & The MG’s
8. Slim Jenkins Place (aka Slim Jenkins’ Joint) – Booker T. & The MG’s
9. The Glory Of Love – Otis Redding
10. I’m A Big Girl Now – Mable John
11. Wait You Dog – Mable John
12. You Can’t Get Away From It – Johnnie Taylor
13. Eloise (Hang On In There) – William Bell
14. Knock On Wood – Otis Redding & Carla Thomas
15. I’m Glad To Do It – C.L. Blast
16. Double Up – C.L. Blast
17. You Can’t Run Away From Your Heart – Judy Clay
18. I’ll Gladly Take You Back (Single Version) – The Charmels
19. Soul Man – Sam & Dave
20. Daddy Didn’t Tell Me – The Astors
21. Give Everybody Some – The Bar-kays
22. On A Saturday Night – Eddie Floyd
23. Don’t Hit Me No More – Mable John
24. Somebody’s Sleeping In My Bed – Johnnie Taylor
25. Winter Snow – Booker T. & The MG’s
26. Every Day Will Be Like A Holiday – William Bell
27. What’ll I Do For Satisfaction – Johnny Daye
28. Pick Up The Pieces – Carla Thomas

[CD9]
1. Down Ta My House – Rufus Thomas
2. As Long As I’ve Got You – The Charmels
3. Soul Girl – Jeanne & The Darlings
4. Cold Feet – Albert King
5. I Thank You – Sam & Dave
6. Wrap It Up – Sam & Dave
7. (Sittin’ On) The Dock Of The Bay – Otis Redding
8. Don’t Pass Your Judgement – Memphis Nomads
9. Lovey Dovey – Otis Redding & Carla Thomas
10. I Got A Sure Thing – Ollie & The Nightengales
11. Big Bird – Eddie Floyd
12. A Hard Day’s Night – The Bar-kays
13. Next Time – Johnnie Taylor
14. A Tribute To A King – William Bell
15. Every Man Oughta Have A Woman – William Bell
16. Able Mable – Mable John
17. The Memphis Train – Rufus Thomas
18. I Think I Made A Boo Boo – Rufus Thomas
19. What Will Later On Be Like – Jeanne & The Darlings
20. Hang Me Now – Jeanne & The Darlings
21. Soul Power – Derek Martin
22. Bring Your Love Back To Me – Linda Lyndell
23. A Dime A Dozen – Carla Thomas
24. Whatever Hurts You – The Mad Lads
25. The Happy Song (Dum-Dum-De-De-De-Dum-Dum) – Otis Redding
26. I Love Lucy – Albert King
27. I Ain’t Particular – Johnnie Taylor

E anche i due cofanetti successivi, già ristampati, che completano la trilogia, sarebbero da avere. Meglio di quella di “Guerre Stellari”, la prima serie!

velvet underground live at max's kansas city

Se vi eravate persi le precedenti ristampe di questo Live At Max’s Kansas City dei Velvet Underground, compresa quella doppia uscita nel 2004, potreste approfittare di questa ennesima versione uscita di recente nel box multiplo di Re-Loaded della band di Lou Reed. In questa edizione con masterizzazione targata 2015 abbiamo 15 brani tratti dal famoso concerto dell’agosto 1970 che testimonia l’ultima apparizione di Lou con il gruppo, prima della reunion del 1993.

1. I’m Waiting For The Man
2. White Light White Heat
3. I’m Set Free
4. Sweet Jane
5. Lonesome Cowboy Bill
6. New Age
7. Beginning To See The Light
8. I’ll Be Your Mirror
9. Pale Blue Eyes
10. Candy Says
11. Sunday Morning
12. After Hours
13. Femme Fatale
14. Some Kinda Love
15. Lonesome Cowboy Bill (Version 2)

monkees classic album collection

Altro cofanetto uscito di recente (tutti comunque pubblicati ieri 22 gennaio) è questo decuplo, su etichetta Rhino/Warner, che festeggia 50 anni di Monkees che con Classic Album Collection vedono ristampati in un colpo solo, a prezzo speciale, tutti i nove album della loro carriera The Monkees; More of the Monkees; Headquarters; Pieces, Aquarius, Capricorn & Jones Ltd .; The Birds, The Bees & the Monkees; Head; Instant Replay; Present; Changes, più un decimo CD che raccoglie singoli, rarità e remix

1. A Little Bit Me, A Little Bit You (Single/Album Version)
2. She Hangs Out
3. The Girl I Knew Somewhere (Mono Single Mix)
4. All Of Your Toys
5. Goin’ Down (2007 Remastered Stereo Mix)
6. D.W. Washburn
7. It’s Nice To Be With You
8. Porpoise Song (Theme from “Head”) (Single Version)
9. Someday Man
10. Do It In The Name Of Love (Single / Deluxe Reissue Album Version) – Micky Dolenz & Davy Jones/The Monkees
11. Lady Jane
12. That Was Then, This Is Now (Single Version)
13. Daydream Believer (1986 Remix)

La band di Michael Nesmith, nata quasi per scherzo a seguito di un audizione per creare un gruppo creato a tavolino che doveva essere la risposta americana ai Beatles, in seguito, per certi versi, lo è stata davvero, lasciando una notevole quantità di belle canzoni e una serie di album che sentiti ancora oggi non hanno perso una briciola della freschezza che avevano ai tempi.

muddy waters critic's choice 1947-1971 muddy waters critic's choice 1947-1971 back

L’americana Rockbeat, che di solito si occupa della pubblicazione di dischi con concerti inediti, spesso di provenienza radiofonica, questa volta edita un doppio CD, Critic’s Choice 1947-1971, che attraverso le 46 canzoni contenute nei due dischetti ripercorre la carriera di Muddy Waters. Non credo che ci sia materiale inedito, comunque se non avete nulla, ad un rapido esame della tracklist riportata qui sopra, trovate tutti i grandi classici di McKinley Morganfield, tratti dal periodo passato alla Chess Records, anche se esistono già altre mille antologie.

truth a step in the right direction

Viceversa dei The Truth in CD esisteva poco o nulla, anzi di loro si erano perse le tracce e credo che il nome dica poco a quasi tutti. Si tratta della band formata da Dennis Greaves, il bravissimo cantante e chitarrista dei Nine Below Zero, dopo lo scioglimento della propria band nel 1982, e che pubblicò tre album in quegli anni (di cui gli ultimi due, fine anni ’80, con buon successo negli States, ma con un sound che virava pericolosamente verso un AOR tamarro come pochi), peraltro non compresi in questo cofanetto da 3 CD, che infatti giustamente si chiama A Step In The Right Direction Singles Demos BBC Sessions 1983-1984, e che vede Greaves affiancato dall’altro chitarrista Mick Lister, per una versione più leggera, tra R&B, soul e Mod dei NBZ, sulla scia dello scioglimento dei Jam di Paul Weller.

Il triplo esce per la Cherry Red Records inglese e ha questo contenuto:

 [CD1: The Formation Singles]
1. Confusion (Hits Us Everytime)
2. Me And My Girl
3. A Step In The Right Direction
4. Beat Generation
5. What You Want Me To Say
6. Second Time Lucky
7. No Stone Unturned
8. Flesh And Fantasy
9. Don’t Tell Me
10. Love A Go-Go (Live)
11. From The Heart (Live)
12. Nothing’s Too Good For My Baby (Live)
13. I Get So Excited (Live)
Bonus Tracks:
14. Come On (Demo) *
15. If I Ever Find Love (Demo) *
16. Instrumental (Demo) *
17. Look My Way (Demo)
18. Sweet Sensation (Demo) *

* Previously unissued

[CD2: Live At The BBC]
In Concert At The Paris Theatre, London 19/11/83:
1. Exception Of Love
2. Listen To What I Say
3. Always On My Mind
4. Is There A Solution?
5. Beat Generation
6. The Sweetest Feeling
7. You Play With My Emotions
8. Second Time Lucky
9. A Step In The Right Direction
10. Just Can’t Seem To Stop
Live At Goldiggers, Chippenham 14/1/84:
11. Confusion (Hits Us Everytime) (Excerpt)
12. Exception Of Love
13. Listen To What I Say
14. Always On My Mind
15. Is There A Solution?
16. No Stone Unturned
17. A Step In The Right Direction
18. Second Time Lucky
19. It’s A Miracle
20. You Play With My Emotions
21. Just Can’t Seem To Stop
22. Flesh & Fantasy

All tracks previously unissued

[CD3: Live At The Marquee]
1. Love A Go Go
2. Listen To What I Say
3. Me And My Girl
4. Out Of The Darkness
5. Always On My Mind
6. Is There A Solution
7. Confusion (Hits Us Everytime)
8. You Play With My Emotions
9. What You Want Me To Say
10. It’s A Miracle
11. Don’t You Just Know It
12. Come On
13. Just Can’t Seem To Stop
14. Nothing’s Too Good For My Baby (Live)
15. Reach Out I’ll Be There
16. I’m In Tune
Bonus Tracks:
17. House Party (Live)
18. I Get So Excited (Live)

All tracks previously unissued

Come vedete moltissimo materiale inedito, tra cui un poderoso Live At The Marquee che quasi rivaleggia con quello della band originale di Greaves. Le note del libretto contenuto nel box sono firmate da Lois Wilson di Mojo, con la diretta collaborazione di Greaves e Lister.

looking stateside box

Un’altra etichetta inglese, la RPM, pubblica questo triplo cofanetto, Looking Stateside, sottotitolato 80 US R&B Mod, Soul And Garage Nuggets, che raccoglie una serie di brani rari e oscuri, spesso inediti su CD,  ancor di più di quelli contenuti nei famosi box di Nuggets. Quindi se amate garage, psych-rock, frat -rock, ma anche soul e R&B, qui c’è veramente trippa per gatti. Il cofanetto è il seguito di tre compilations, sempre di questa serie “Looking…”uscite negli scorsi anni, più orientare verso materiale di provenienza britannica. Alcuni gruppi sono anche “famosi” ( i Brogues erano quelli di I Ain’t No Miracle Worker, per noi italiani Sono Un Ragazzo Di Strada dei Corvi, Champs quelli di Tequila, in Gotta Have A New Dress di Curtis Knight, c’è Jimi Hendrix alla chitarra, Timi Yuro era quella di Hurt, sempre per noi italici, A Chi di Fausto Leali) ma in questo caso si tratta di brani veramente sconosciuti anche per gli appassionati.

[CD1]
1. Sugar Shack Queen – Georgia Lynn
2. Hey Sah Lo Ney – Mickey Lee Lane
3. Where’s My Money – Willie Jones
4. Buzzzzzz – Jimmy Gordon
5. Love Wheel – Millie Foster
6. Gotta Have New Dress – Curtis Knight
7. I Feel So Bad – Earl Wade
8. Bongo Talk – Jimmy Mcquade & The Unique Echoes
9. Take The Bitter With The Sweet – Little Gigi
10. I’m Gonna Get You – Kansas City
11. Now Let’s Popeye – Eddie Bo
12. Snow Surfin’ – Zeke Sheppard
13. Mogul Monster – The Rangers
14. You Copped My Soul – The Demetrons
15. Two Steps Ahead (Of A Woman) – Herb Johnson
16. Make It Saturday Night – The Locomotions
17. The Push And Kick – Mark Valentino
18. Tnt – The Buena Vistas
19. He’s Mine – The Swans
20. The Sweetest Boy – The Kittens
21. Switzerland – The Champs
22. I’d Rather Fight Than Switch – The Tomboys
23. Just In The Nick Of Time – Billy Lee
24. South Swell – Little Joe And The Mustangs
25. Running Around Town – Teddy & Twilights
26. I Just Want To Know – The Delacardos
27. Passing Thru Music City – Music City Swingers

[CD2]
1. I Will Love You – Richie Barrett
2. Gone – Timi Yuro
3. Tear Stained Face – Don Varner
4. The Yesterday Of Our Love – Jimmy Seals
5. These Chains Of Love (Are Breaking Me Down) – Chuck Jackson
6. Take It Baby – The Showmen
7. I Can Take Care Of Myself – The Spyders
8. Are You Satisfied – Sheila Ferguson
9. I’ll Forgive And Forget – Ron Holden
10. Never Too Young (To Fall In Love) – The Modern Redcaps
11. Has It Happened To You Yet – The Falcons
12. Put That Woman Down – John Leach
13. I’ve Got To Keep Movin’ – Charles Lamont & The Extremes
14. Can’t Live Without You – The Jay Walkers
15. Hard Hard Way – Silent Glo
16. The Boston Monkey – Richard Anthony & The Blue Notes
17. Double Life – Jerry Fuller
18. Here She Comes – Sonny Stiles and his King Men
19. It Will Be Done – Eddie Carlton
20. You’ve Got It Bad – The Kampells
21. I Wanna Be Free – Joe Tex
22. Baby I’m Coming Home – Mack Rice
23. Everybody Crossfire – Sammy Stevens
24. Yesterday Today And Tomorrow – Linda Cumbo
25. I’m A Teardrop – The Newbeats
26. Soulville – Jimmy Radcliffe
27. Some Kind Of Fever (Pray For Rain) – Maxine Sellers

[CD3]
1. Don’t Shoot Me Down – The Brogues
2. 99th Floor – The Moving Sidewalks
3. Fat City – Sons Of Champlin
4. Bird-Doggin’ – Gene Vincent
5. You Got Yours – The US Male
6. As A Matter Of Fact – The Knickerbockers (featuring Jimmy Walker)
7. It Won’t Be Long Now – The Rivals
8. Out Of Our Tree – The Wailers
9. Boss Hoss – The Sonics
10. Show Me The Way – The Free For All
11. Girl Can’t Take A Joke – The Druids
12. Crazy World – Peck’s Bad Boys
13. You Ain’t Tuff – Lindy Blaskey & The Lavells
14. Leaving Here – The Rationals
15. I Want The Rain Pt 1 – The Executioners
16. Harlem Shuffle – The Traits
17. Congo – International Bongo Band
18. Shame Shame Shame – Hal & The Prophets
19. Lazy – Georgy & The Velvet Illusions
20. Midnight Hour – The Berrys
21. Mirror Of Your Mind – We The People
22. Tobacco Road – Love Society
23. Feedback – Culver Street Playground
24. Tomorrow’s Gonna Be Another Day – Sir Raleigh & The Cupons
25. Endless Search – The Centurys
26. My Mind – The Misunderstood

Direi che anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

 

Le Sorprese Sono Poche, Ma La Musica E’ Sempre Grandissima! Allman Brothers Band – Idlewild South

allman brothers idlewild south 2 cd

Allman Brothers Band – Idlewild South – Mercury/Universal 2CD – Deluxe 3CD/BluRay

Nella mia lista di fine 2015 ho indicato questa ristampa come occasione perduta dell’anno, in quanto, dopo anni in cui si vociferava di una riedizione con tutti i crismi di uno dei più bei dischi in studio della Allman Brothers Band (a mio parere inferiore solo a Eat A Peach – la parte non dal vivo chiaramente – e sullo stesso livello di Brothers And Sisters), ho inizialmente avuto un moto di delusione quando ho verificato la presenza di un solo misero inedito tra le bonus tracks del primo CD, mentre il secondo ed il terzo altro non erano che la riproposizione del Live At Ludlow Garage 1970, già pubblicato nel 1990, anch’esso con un brano in più, e nel Blu-Ray le stesse canzoni presenti sul primo CD, meno una (esiste anche una versione doppia con il meglio del concerto del 1970 sul secondo dischetto, ma non ha senso a mio parere averne solo una parte).

NDB. Mi permetto di inserirmi, lo so ho questo vizio ogni tanto, in questo caso per smentire in parte: nel doppio CD il concerto è comunque completo, anche con la bonus, mentre dalla parte in studio, su cinque bonus, ne mancano solo due, Revival accorciata e l’alternate di In Memory, e in più c’è solo per gli audiofili incalliti la versione 5.1 sul Blu-ray Audio, ma a circa il doppio del prezzo).

allman brothers idlewild south

Passi l’assenza di outtakes (alcune erano già uscite sul bellissimo cofanetto Dreams), ma per quanto riguarda la parte live speravo in un concerto inedito (parlo in generale, in quanto personalmente non possedevo il Ludlow, e quindi a me è andata benissimo), anche se, stando alle parole di Bill Levenson (grande archivista discografico e curatore del progetto), l’unico altro concerto dell’epoca disponibile nella qualità sonora richiesta è di proprietà della band, la quale avrebbe intenzione di pubblicarlo in futuro. In ogni caso, il contenuto di questa ristampa è fantastico: gli Allman, dopo il già buon esordio omonimo dell’anno prima, con Idlewild South avevano trovato il sound che li avrebbe resi immortali (e dal vivo erano già formidabili), con la miglior formazione mai avuta: Gregg Allman alla voce solista, piano e organo, le sensazionali chitarre di Duane Allman e Dickey Betts, il basso di Berry Oakley, la doppia batteria di Jaimoe e Butch Trucks e le percussioni di Thom Doucette, oltre alla produzione del grande Tom Dowd che era il vero elemento in più del gruppo.

Ma quello che spicca in questa edizione aggiornata di Idlewild South è la qualità della rimasterizzazione: Levenson è uno che non delude mai, ma qui si è superato, in quanto un sound così nitido, pulito e cristallino raramente l’ho sentito in un disco con quasi cinquanta anni sulle spalle (ed anche in lavori più recenti), quasi come se fosse stato inciso un mese fa. L’album, poi, si riascolta con grande piacere, a partire dall’iniziale Revival, un brano liquido e fluido che mette subito a proprio agio, uno dei tipici brani di Betts quando scriveva canzoni “da singolo” (ad esempio, Ramblin’ Man e Seven Turns), subito grande musica anche se il testo hippie oggi può sembrare un po’ ingenuo e datato. Ma Idlewild South è anche il disco della signature song di Gregg, cioè quella Midnight Rider che il biondo cantante e pianista riproporrà anche sul suo primo (e migliore) album solista Laid Back, o della mitica In Memory Of Elizabeth Reed, qui in versione stringata (ma pur sempre sette minuti), o della guizzante Don’t Keep Me Wonderin’, con Duane che ci fa rimpiangere una volta di più la sua prematura scomparsa, o ancora della lenta e soulful Please Call Home, mentre la quota blues è rappresentata dal classico di Muddy Waters (scritta però da Willie Dixon) Hoochie Coochie Man, cantata da Oakley, e da Leave My Blues At Home (di Gregg), dalla ritmica molto annerita e quasi funky. Come bonus abbiamo le versioni in studio di due futuri classici live, Statesboro Blues e One More Ride (già presenti su Dreams), un mix alternativo di Midnight Rider, la single version di Revival senza l’intro strumentale (che però è la parte più bella), e soprattutto una take diversa, più lunga e sinuosa (ed inedita) di In Memory Of Elizabeth Reed, che curiosamente ha uno stile molto simile a quello del Santana dell’epoca.

Anche il Live At Ludlow Garage è inciso in maniera spettacolare, e ci dimostra che gli Allman Brothers erano la miglior live band del periodo, già pronti per il Fillmore East dell’anno seguente: il primo dei due dischetti inizia con la lunga e jazzata Dreams (più di dieci minuti), nella quale Duane e Dickey si sfidano a suon di assoli, poi c’è molto blues, dall’uno-due micidiale Statesboro Blues e Trouble No More, una rara Dimples (John Lee Hooker), la tonica Every Hungry Woman, una splendida I’m Gonna Move To The Outskirts Of Town (di Ray Charles  forse la versione più nota), con un suono caldo ed avvolgente che ci accompagna per nove minuti, e la conclusiva Hoochie Coochie Man. Ma è il secondo CD a rendere questo concerto imperdibile: solo due canzoni, una Elizabeth Reed inedita da leccarsi i baffi, una performance incredibile di quindici minuti, nel quale la band arriva a livelli impensabili, ed ancora di più una leggendaria Mountain Jam di tre quarti d’ora, un tour de force formidabile che supera perfino quella pubblicata su Eat A Peach, un pezzo che, nonostante la durata monstre, non annoia neppure per un attimo ma anzi alla fine ti fa desiderare di sentirne ancora.

Se vi mancano Idlewild South o il Ludlow Garage (o anche uno solo di essi), questa ristampa è semplicemente imperdibile, mentre se già li possedete entrambi, considerate lo stesso l’acquisto, ma, più che per i pochi inediti, per la qualità del suono superlativa.

Marco Verdi

Speriamo Che Ci Ripensi! Eric Clapton – Slowhand At 70: Live At The Royal Albert Hall

eric clapton slowhand at 70 live at royal albert hall

Slowhand At 70: Live At The Royal Albert Hall – Eagle Rock/ 2CD/DVD – 3LP/DVD – DVD – BluRay – Deluxe 2CD/2DVD

Nel corso della sua lunga carriera Eric Clapton non ci ha mai fatto mancare incisioni dal vivo, sotto forma, a seconda dei momenti di LP, CD o DVD, e con almeno due di essi assolutamente imperdibili (l’elettrico Just One Night del 1980, del quale ancora attendo una ristampa come si deve, ed il famoso e pluripremiato Unplugged del 1992) (*NDB E il cofanetto quadruplo Crossroads 2 tutto con materiale dal vivo anni ’70 dove lo mettiamo?), ma questo Slowhand At 70 ha un’importanza particolare, in quanto testimonia il meglio delle serate conclusive (lo scorso mese di Maggio) del suo ultimo tour, in quanto il nostro al compimento dei 70 anni ha deciso di appendere la chitarra al chiodo, almeno come live performer. Non è un caso che questo doppio CD (o DVD/BluRay se vi interessa anche la parte video) sia stato registrato nella splendida cornice della Royal Albert Hall, in quanto il famoso teatro londinese è sempre stato un po’ la sua seconda casa, avendoci suonato la bellezza di 178 volte come solista e 205 se aggiungiamo anche le esibizioni con i vari Yardbirds, Cream, Delaney & Bonnie e partecipazioni varie a spettacoli benefici insieme ad altri artisti. Alcune di queste apparizioni fanno peraltro parte del DVD aggiuntivo della versione Deluxe (comprese alcune con i Cream e, purtroppo, anche una con Zucchero), che per una volta mi sento di consigliare dato il costo stranamente contenuto e la bella confezione a libro con stupende foto in alta definizione.

Ma veniamo al concerto documentato su questo doppio CD, che è manco a dirlo, bellissimo (direbbe il Mollicone nazionale, come lo chiama Bruno *Altro NDB Anche Vince Breadcrump per gli anglofili!)): Clapton sapeva che erano le ultime volte che calcava un palco, e quindi ha dato tutto sé stesso, sia come chitarrista che come cantante, seguito dalla sua abituale band, un combo dal suono assolutamente potente e con una serie di fuoriclasse assoluti al suo interno (il grande Chris Stainton al pianoforte, l’altrettanto bravo Paul Carrack all’organo e voce, la possente sezione ritmica formata da quei due maestri di Nathan East al basso e Steve Gadd alla batteria, oltre alle coriste Michelle John e Sharon White), un gruppo che fornisce l’alveo perfetto per le canzoni del nostro, un suono potente e robusto, dove ovviamente domina la chitarra di Manolenta, ma anche piano ed organo dicono la loro; dulcis in fundo, il disco è registrato in maniera magnifica, l’ho ascoltato a volume adeguato e mi sembrava di avere Eric davanti che suonava per me.

eric clapton live at rah

L’album inizia con un dovuto e sentito omaggio all’amico e fonte d’ispirazione JJ Cale, con una versione robusta della poco nota Somebody’s Knockin’ On My Door, che serve per scaldare l’ambiente a dovere; l’amore principale di Clapton, si sa, è il blues, ed in questo concerto ce n’è parecchio, a partire da una strepitosa Key To The Highway, trascinante come non mai, con il nostro che arrota come sa e la band che lo segue a ruota (e Stainton inizia a fare i numeri sulla tastiera). Tell The Truth è uno dei brani di punta di Layla And Other Assorted Love Songs, e qui la troviamo in una roboante versione che potrei definire quella definitiva, con assolo finale formidabile (altro che mano lenta…); Pretending sul disco Journeyman non mi piaceva molto a causa dei suoi synth e di un suono un po’ gonfio, ma qui gli strumenti sono veri ed il brano aumenta notevolmente il suo appeal, mentre il classico di Willie Dixon (o Muddy Waters) Hoochie Coochie Man è blues deluxe, classe e potenza che si fondono insieme per una rilettura tutta da godere (un plauso anche alle due ottime coriste). You Are So Beautiful è un pezzo di Billy Preston che Eric fa cantare a Carrack, che è bravo ma in un concerto di Clapton io vorrei sentire solo Clapton, ancora di più quando il classico dei Blind Faith Can’t Find My Way Home è ceduto a Nathan East, grande bassista ma come cantante non proprio (ma non si poteva coinvolgere Steve Winwood anche se solo per una canzone?).

Per fortuna Manolenta si riprende la scena con una fluida e possente I Shot The Sheriff: io non amo il reggae, ma se Eric è in serata riuscirebbe a farmi digerire anche l’hip hop, e poi questa volta il classico di Bob Marley ha un arrangiamento decisamente più rock (e che chitarra!); è quindi il momento della parte acustica, con quattro pezzi: due classici blues, Driftin’ Blues e Nobody Knows You When You’re Down And Out, nei quali Eric ci dà un saggio della sua immensa classe (e la seconda è davvero splendida), la sempre toccante Tears In Heaven, dedicata al figlioletto tragicamente scomparso, alla quale uno strano arrangiamento questa volta sì reggae toglie un po’ di pathos, ed una Layla eseguita in puro unplugged style, sempre bella ma per le serate finali di una carriera avrei preferito la versione elettrica. La band riattacca la spina per una vibrante e maestosa Let It Rain, seguita dalla famosissima Wonderful Tonight, una ballad che non ho mai amato moltissimo (e secondo me neppure George Harrison…scusa George per la battuta squallida ma anche tu da lassù so che apprezzi l’ironia), ma non potevo certo pretendere che Eric non la facesse.

Poteva mancare Robert Johnson? Assolutamente no, e quindi ecco una solida Crossroads ed una scintillante Little Queen Of Spades, ancora con un formidabile Stainton; chiude la serata Cocaine (ancora Cale, come all’inizio), una scelta forse scontata ma sempre una grande canzone. L’unico bis, al quale partecipa anche Andy Fairweather-Low, è in tono secondo me minore: non è che High Time We Went di Joe Cocker sia brutta (a proposito, il buon Fornaciari deve aver ascoltato una o due volte questa canzone, per usare un eufemismo, prima di “comporre” la sua Diavolo In Me), ma perché come gran finale avrei preferito ascoltare una White Room o una Sunshine Of Your Love, anche perché, a parte Crossroads che è comunque una cover, i Cream sono stati incredibilmente ignorati. Ma alla fine sono quisquilie: Slowhand At 70 è un signor album dal vivo (se consideriamo il superbox dei Grateful Dead una ristampa potrebbe essere anche il live dell’anno), che mi fa sperare che, come dico nel titolo del post, Eric Clapton ritorni sulle sue decisioni e si faccia ancora vedere su qualche palcoscenico ogni tanto.

Marco Verdi

Tornano Gli “Amici” Di Johnny Winter. Jay Willie Blues Band – Johnny’s Juke Joint

jay willie blues band johnny's juke joint

Jay Willie Blues Band – Johnny’s Juke Joint – Zoho Music 

Tornano Jay Willie e soci per una nuova cavalcata nei territori musicali che furono cari al grande Johnny Winter. Come ricorderete nella band milita anche Bobby T Torello, il vecchio batterista di Winter http://discoclub.myblog.it/2014/11/28/discepoli-winteriani-jay-willie-blues-band-rumblin-and-slidin/ , e come ricordano loro stessi nelle note avevano pensato di fare un album dedicato alla memoria del musicista texano, ma poi rendendosi conto che in fondo i loro dischi sono sempre stati degli omaggi al sound del vecchio Johnny, solo il titolo del CD e il brano I Love Everybody, che appariva su Second Winter del 1969, lo omaggiano direttamente. Il nucleo della band, oltre a Willie e Torello, comprende anche Bob Callahan, l’altro chitarrista e cantante, Steve Clarke al basso e Teddy Yakush al sax, ma anche l’armonicista Jason Ricci, che ormai è un membro onorario, come pure l’ottima vocalist Malorie Leogrande, una nuova cantante dalla voce pimpante ed espressiva che si gusta sin dall’iniziale piacevolissima rilettura del super classico di Sam The Sham & The Pharaohs Wooly Bully, in una versione molto bluesata dove si apprezza subito il talento di Ricci, un vero virtuoso dello strumento che, come ho ricordato in altre occasioni, ha un suono potente ed elettrico che ricorda quello di John Popper dei Blues Traveler.

You Got Me Dizzy una cover di Jimmy Reed, sempre con Leogrande e Ricci sugli scudi è blues classico https://www.youtube.com/watch?v=sRvAEZmVVXU , come pure One More Mile, un vecchio brano di James Cotton, ma scritto da Muddy Waters, che riceve un trattamento funky e gode nuovamente dell’eccellente lavoro all’armonica di Ricci https://www.youtube.com/watch?v=OD2HvP5EsDg , mentre Upside On The Ground è uno dei pezzi originali a firma Jay Willie, uno slow blues di grande intensità, cantato ancora con passione da Malorie che divide i meriti del brano con la solista del leader. Barefootin’ è proprio il vecchio classico R&B di Robert Parker, famoso anche nella versione di Wilson Pickett, esecuzione nella norma, senza infamia e senza lode, per quanto energica. Molto buono Hold To Watcha Got, un originale di Willie con uso di slide e wah-wah che ricorda assai lo stile winteriano e onesta la rilettura di un altro classico del soul, quella People Get Ready di Curtis Mayfield, che comunque lo giri rimane sempre un gran brano (di recente era anche nell’ultimo Leslie West).

Eccellente il pezzo di Winter ricordato prima, una I Love Everybody dove Malorie Leogrande fornisce la sua migliore prova vocale e il lavoro della slide di Jay Willie è degno del Maestro, grinta ed energia ben dosate. Non male anche I Got A Stomach Ache, una canzone di Buddy Guy & Junior Wells, cantata da Bobby Torello che la eseguì dal vivo con il duo al Checkerboard Lounge di Chicago, ancora una volta molto Winteriana, come è giusto che sia, visti i trascorsi del nostro, che lavora anche di fino alla batteria https://www.youtube.com/watch?v=uDfD7AtTneE . Nobdoy But You era un oscuro pezzo di Lil’ Bob and The Lollipops, un divertente funky soul con fiati anni ’60, cantato con brio dalla brava Malorie Leogrande e Succotash, altro brano minore dei tempi che furono era spesso l’occasione per una jam che apriva i concerti del trio Winter-Paris-Torello e qui il blues, venato di R&R, è il vero protagonista di questo strumentale dal forte impatto sonoro https://www.youtube.com/watch?v=2Un17FljDBo , Johnny Winter era un’altra cosa ma i nostri amici fanno di tutto per non farlo rimpiangere e il disco è molto buono nel complesso. Si chiude con un classico assoluto come Me And The Devil di Robert Johnson, solo Jay Willie, voce e chitarra, discreto e Jason Ricci, vero protagonista all’armonica.

Bruno Conti  

Uno Dei Tanti “Piccoli Segreti” Musicali Americani, Può Sbagliarsi John Fogerty? Bob Malone – Mojo Deluxe

bob malone mojo deluxe

Bob Malone – Mojo Deluxe – Delta Moon 

Un altro dei tanti piccoli “segreti” della scena musicale indipendente americana: si chiama Bob Malone, è nato nel New Jersey, ha studiato al Berklee College Of Music e vive in California, suona le tastiere nella band di John Fogerty dal 2010, ha già otto album solisti al suo attivo, compreso questo Mojo Deluxe. Che altro? Ah, il disco è assolutamente delizioso, quegli album dove si mescolano Rhythm & Blues, soul, rock, uno stile da cantautore a tutto tondo, con tocchi “indolenti” alla Randy Newman, Dr. John o il miglior AJ Croce, uniti al gusto per le belle canzoni, un florilegio di tastiere, piano elettrico Wurlitzer e clavinet, piano a coda, organo Hammond, se serve la fisarmonica: in più è in possesso di una voce espressiva, duttile e vibrante, in grado di districarsi tanto in una morbida ballata, quanto in un rock tirato, o in un blues sporco e cattivo https://www.youtube.com/watch?v=GQUYRVsM2m8 . Non bastasse tutto questo si circonda di ottimi musicisti, a partire da Kenny Aronoff, batterista dal tocco poderoso e compagno di avventura nella band di Fogerty, presente solo nell’iniziale Certain Distance, un bel rock deciso a trazione blues con in evidenza la chitarra, anche slide, del produttore Bob De Marco, che è l’altro grande protagonista del disco e potrebbe essere il Lowell George della situazione, di fronte al Bill Payne impersonato da Malone (perché c’è anche questo aspetto Little Featiano nel suono, in piccolo e con i dovuti distinguo, ma c’è).

Oltre ad Aronoff  sullo sgabello del batterista troviamo l’ottimo Mike Baird, un veterano che ha suonato con tutti, (dai Beach Boys a Joe Cocker e persino nella colonna sonora di Saturday Night Fever e anche una veloce comparsata con Dylan in Silvio), Jeff Dean e Tim Lefebvre si dividono il compito al basso, Stan Behrens (War e Tom Freund) con la sua armonica aggiunge un tocco bluesy alle procedure e, di tanto in tanto, una sezione fiati e un nutrito gruppo di voci femminili aggiungono un supporto speziato al variegato suono del disco. Che è uno dei tanti pregi del disco: dal vivace e tirato rock-blues dell’iniziale Certain Distance, con Aronoff che picchia di gusto, armonica, chitarre e tastiere si dividono gli spazi solisti, la voce di Malone è grintosa e ben supportata dalle armonie vocali di Lavone Seetal e Karen Nash, per un notevole risultato d’insieme. Ambiente sonoro blues confermato nella successiva Toxic Love, più felpata e d’atmosfera, con piano elettrico, un dobro slide e l’armonica che creano sonorità molto New Orleans, sporcate dal rock. Anche le scelta delle cover è quasi “scientifica”: Hard Times di Ray Charles, oscilla sempre tra il classico ondeggiare del “genius” e ballate pianistiche à la Randy Newman, con De Marco che ci regala un breve e scintillante solo di chitarra e Malone che canta veramente alla grande. Anche I’m Not Fine, va di funky groove, con piani elettrici ovunque e il solito bel supporto vocale delle coriste, e De Marco e Malone che aggiungono tanti piccoli ricercati particolari sonori.

Paris è una bellissima ballata pianistica, malinconica e sognante, con il tocco della fisarmonica sullo sfondo, contrabbasso e archi a colorare il suono, elettrica con e-bow e percussioni ad ampliare lo spettro sonoro, e la voce vissuta di Malone a navigare sul tutto, un gioiellino. Eccellente anche Looking For The Blues, di nuovo New Orleans style con fiati scuola Dr.John, ma anche quei pezzi movimentati tra R&B e rock del vecchio Leon Russell o di Joe Cocker, e la slide, questa volta nelle mani di Marty Rifkin, è il tocco in più, oltre alle solite scatenate ragazze ai cori. E anche Rage And Cigarettes, con i suoi sette minuti il brano più lungo, ha sempre quel mélange di R&B, rock e blues, tutti meticciati insieme dalla vocalità quasi nera di Malone che al solito divide gli spazi strumentali con l’ottima chitarra di De Marco https://www.youtube.com/watch?v=iSOdsWsVwqo . Il “vero” blues è omaggiato in una rilettura notturna della classica She Moves Me, solo piano, armonica, contrabbasso e percussioni, per un Muddy Waters d’annata.

Don’t Threaten Me (With A Good Time) di nuovo con un funky clavinet e una sezione fiati pimpante, oltre alla solita chitarra tagliente e al pianino folleggiante di Malone, ricorda di nuovo quello stile in cui erano maestri i citati Leon Russell e Joe Cocker una quarantina di anni fa, rock blues and soul. Di nuovo tempo di ballate con Watching Over Me che potrebbe essere uno dei brani meravigliosi dell’Elton John “americano”, delizioso, quasi una outtake da Tumbleeweed Connection. Chinese Algebra, un boogie rock strumentale scatenato, potrebbero essere quasi i Little Feat in trasferta a New Orleans, con il vorticoso pianismo di Malone in primo piano e per concludere in bellezza un’altra ballatona ricca di pathos come Can’t Get There From Here, altra piccola meraviglia di equilibri sonori come tutto in questo sorprendente album. Grande voce, ottimi musicisti, belle canzoni, che volete di più?

Bruno Conti  

Serata Ad Alta Gradazione, In Tutti I Sensi! Johnny Winter – My Father’s Place, Old Roslyn, NY, September 8th 1978

johnny winter my father's place

Johnny Winter – My Father’s Place, Old Roslyn, NY, September 8th 1978 – 3 CD Air Cuts

Alcune veloci considerazioni. Johnny Winter ha avuto per alcuni anni una propria Bootleg Series, che sembra essersi interrotta dopo la morte avvenuta lo scorso anno. La serie, curata da Paul Nelson, non ha mai brillato né per l’accuratezza delle note e neppure, spesso, per la qualità sonora dei dischi http://discoclub.myblog.it/2014/10/05/anche-la-morte-prosegue-serie-infinita-johnny-winter-live-bootleg-series-vol-11/ . E in ogni caso, negli anni, sono stati (ri)pubblicati vari dischi dal vivo ufficiali fenomenali, penso al Woodstock completo, al concerto del Fillmore East del 1970 http://discoclub.myblog.it/tag/johnny-winter-and/  e al Rockpalast del 1979 http://discoclub.myblog.it/2011/04/12/non-c-il-due-senza-il-tre/ . I rappresentanti della categoria “bootleggers roll your tapes”, come li chiamava il nostro vecchio caro Boss, si sono interessati pure alla produzione dell’albino texano, con risultati altalenanti, ma questo concerto del 1978 al My Father’s di New York è veramente interessante. Intanto siamo di fronte ad un concerto completo in 3 CD, e non ci sono fregature. Quando ho visto l’involucro esterno con la scritta tre CD, poi ho letto la lista dei brani, tredici, compresi i credits finali, mi sono detto, andiamo bene, altro “finto” cofanetto! E invece la durata media dei brani è sui 20 minuti a brano, con un paio “solo” sui 15 e un medley che supera la mezz’ora. Tra l’altro il concerto, registrato per l’emittente radiofonica WLIR-FM di New York, è inciso decisamente bene, qualche problema tecnico qui e là, ma qualità sonora notevole, migliore di molti dischi ufficiali.

Ma dove sta l’inghippo allora, perché è impossibile non ci sia? Come dicono gli americani, con termine elegante, il buon Johnny Winter è “inebriated”, e anche noi italiani abbiamo il termine adatto, “ubriaco perso”, però niente paura perché il musicista texano suona lo stesso alla grandissima, l’unico problema è che tra un brano e l’altro, e ogni tanto anche all’interno dei brani, infila lunghi discorsi sconnessi di parecchi minuti che fanno scendere la tensione del concerto, senza pregiudicarne il valore storico che rimane notevole. I tipi della Air Cuts annunciano orgogliosamente nel retrocopertina che all’interno del CD ci sono cospicue note e rare foto: ora se vogliamo considerare come note un articolo del NME, peraltro del dicembre 1977, e le due foto sono quelle fronte e retro, il tutto corrisponde alla verità. Comunque alla fine, come diceva Totò, sono “quisquilie e pinzillacchere”, perché il concerto è veramente notevole: intanto sappiamo (e nelle bootleg series non era mai riportat)o che in questo concerto abbiamo Jon Paris, a basso, armonica e voce, e Bobby Torello alla batteria, la serata è per promuovere il recentissimo album White, Hot & Blue, appena pubblicato ad agosto del 1978. Ed il repertorio è di prima scelta: prima una lunghissima versione, fantastica, di Hideaway, lo strumentale di Freddie King, con Winter che esplora in lungo e in largo la sua chitarra con classe ed inventiva, poi un altro brano sempre di King, Sen-sha-sun, riportato sulla copertina come Sensation, ma quello è, sempre con Johnny ai vertici assoluti del blues e del rock, poi, a seguire, dopo una presentazione sconnessa, un’altra lunghissima perla come Last Night, brano dal repertorio di Howlin’ Wolf che era sull’album appena uscito, blues allo stato puro con Jon Paris all’armonica che aggiunge autenticità e pathos a questa lunga versione che sfiora i venti minuti, discorsi a vuoto compresi e con un’improvvisa scomparsa della musica verso gli undici minuti del brano, che sfuma e poi riappare.

Sempre nel primo CD c’è una versione formidabile di Bony Maronie, presentata come la più lunga mai registrata, ma anche una delle più selvagge e variegate, anche qui sfumata e poi ripresa al volo (nessuno è perfetto). Secondo CD aperto da una chilometrica Susie Q, con Winter che nonostante le quantità ingerite di alcol tiene benissimo il palco e suona come solo lui sa fare, poi nel finale sbarella leggermente (per usare un eufemismo) ma si riprende per Come On My Kitchen di Robert Johnson, dove è tempo di slide, e qui si apprezza tutta la maestria del maestro del bottleneck. Sempre da White, Hot And Blue una Walking By Myself, di nuovo con Paris all’armonica, che è un altro classico del blues. L’ultimo CD si apre con Wipe Out dei Surfaris, divisa in due parti, con assolo di batteria di Torello annesso, prima di passare il microfono a Paris per un altro classico del R&R come Rave On, solo quattro minuti. A seguire una scintillante Everyday I Have The Blues, dove a un certo punto Winter si perde nella nube alcolica (e questo è il guaio della serata), ma si riprende per concludere il tutto con un Country Blues Medley che totalizza oltre 31 minuti e comprende Mississippi Blues, Kind Hearted Woman e Me And The Devil, che viene portato a termine, nonostante varie divagazioni, con buoni risultati. “Esagerato”, ma assai interessante, nel complesso.

Visto che non ci sono in rete video o audio del 1978 ho inserito un paio di concerti di potenziale interesse che se non sono già usciti vedo bene come candidati per future pubblicazioni semiufficiali (entrambi con Torello e Paris); bello anche il Muddy Waters a Chicago del 1981, con ospite Johnny Winter.

Bruno Conti